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Infortuni. Anche in provincia il lavoro rimane «a rischio»

Guardia di nuovo alta dopo la strage sui binari a Brandizzo. La Cisl: «Più controlli e vanno coinvolte le scuole»

La Provincia Redazione

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03 Settembre 2023 - 05:15

Infortuni. Anche in provincia il lavoro rimane «a rischio»

CREMONA - Nei giorni in cui l’emergenza infortuni sul lavoro torna sotto i riflettori, di nuovo e prepotentemente di attualità dopo la strage sui binari di Brandizzo e l’ennesimo richiamo del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i dati dell’Inail pubblicati a luglio, ed elaborati dal Centro Studi della Cisl, lasciano per fortuna ben sperare: riportano in provincia un tasso di riduzione degli infortuni nel periodo gennaio-luglio del 18,0% con un calo di -585 casi registrati nel 2023 rispetto al 2022. Infatti, nel 2022 furono 3.248 infortuni denunciati contro i 2.663 di quest’anno. Per quanto riguarda gli infortuni mortali, però, il dato mostra una crescita continua da inizio anno con 7 casi da gennaio a luglio mentre nello stesso periodo del 2022 erano stati 5; pertanto, con uno spaventoso aumento del 40,0%. Praticamente un infortunio mortale al mese.


In Lombardia gli infortuni mortali nei primi sette mesi del 2023 sono stati 97, in crescita per rapporto sia sul 2022 (90 infortuni mortali), sia sul 2021 (93 morti sul lavoro ). Nel periodo gennaio/luglio 2023 si conferma una riduzione delle denunce di infortunio, -22,2%, con 65.465 denunce rispetto alle 84.108 denunce per l’analogo periodo 2022. La riduzione degli infortuni di Cremona è inferiore a quello regionale, che risulta del 22,2%, e a quella nazionale, pari al 21,9%. E si osservano decrementi rilevanti degli infortuni totali in occasione di lavoro in alcuni settori produttivi: oltre al settore sanità e assistenza sociale (-76,4%), sono in calo gli infortuni anche nel comparto trasporto e magazzinaggio (30,7%). In lieve decremento l’andamento infortunistico nel complesso del comparto delle attività manifatturiere. Le malattie professionali continuano ad aumentare: 96 da gennaio-luglio 2033, contro le 80 dello stesso periodo del 2022, pari a +16 casi, per un incremento del 20,0%. I dati nazionali e regionali mostrano una crescita maggiore, rispettivamente del 24,6% (dato regionale) e del 22,9% (quello nazionale). Con il dato cremonese cresce di meno di quello nazionale e regionale.

Il segretario generale della Cisl Asse del Po Dino Perboni

«Il quadro di questi sette mesi dell’anno conferma un riduzione degli infortuni rispetto al 2022 e questo è positivo, ma dall’altro si continua a riscontrare una crescita dei morti sul lavoro e delle malattie professionali. È del tutto evidente — entra nel merito il segretario generale della Cisl Asse del Po Dino Perboni — che il panorama nel suo complesso è preoccupante. Perché non si può morire per il lavoro e non è possibile ammalarsi a causa del lavoro. Il dato dei morti rappresenta un chiaro allarme e chiede ancora una volta con forza di mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza e salute nel mondo del lavoro».

La richiesta: «Lo ribadiamo ancora una volta: da una parte, si devono incrementare gli ispettori dell’Ats e dell’Itl, in modo da avere più ispettori che facciano i controlli e le sanzioni per chi non rispetta la legge; e dall’altra, vanno premiate le aziende che fanno della salute e sicurezza un primato della loro organizzazione del lavoro, introducendo la patente che riconosca a loro il merito e inasprendo le pene e le sanzioni a quelle aziende che violano le disposizioni e le norme sulla salute e della sicurezza, se possibile escludendole in modo perpetuo dal sistema del appalti pubblici e privati».

Infine, per la Cisl Asse del Po, «va realizzata una massiva campagna di informazione e prevenzione e deve essere potenziata la formazione in tutti i posti di lavoro, così come vanno rafforzati coinvolgimento e partecipazione degli RLS». L’ultimo appello guarda al futuro: «Nel ciclo scolastico delle scuole superiori vanno introdotti percorsi formativi. Siamo convinti che solo realizzando queste azioni sia possibile salvaguardare la vita e la salute dei lavoratori e creare una partecipazione attiva dei lavoratori. Quelli del presente e quelli del futuro».

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