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LA STORIA

Addio Wafer, il cane guida: «Grazie, sei stato i miei occhi»

Flavia Tozzi, presidente dell’Unione ciechi e ipovedenti: «Era speciale, per 14 anni è stato il mio compagno di libertà»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

01 Settembre 2023 - 05:25

Addio Wafer, il cane guida: «Grazie, sei stato i miei occhi»

CREMONA - Prima di lui ha avuto due Pastori tedeschi, poi Engi, un Labrador. Ma l’ultimo è stato «davvero speciale». Ancora un Labrador. Wafer dal color cioccolato del manto, per quasi 14 anni è stato «il mio compagno di libertà». I suoi dolci occhi sono stati gli occhi di Flavia Tozzi, 67 anni, dall’aprile del 2010 presidente dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, sezione di Cremona: 150 iscritti. «Io mi fidavo ciecamente di lui e lui di me». Lunedì scorso Wafer è morto. «è da quattro tre giorni che piango, è come se ti mancasse una persona». Flavia -­ le è accanto il marito Attilio - riempie il vuoto con i ricordi. A maggio del 2010 Wafer è arrivato nella sua nuova casa su due piani e con giardino. C’era ancora l’anziana Engi: lei comandava. «Si sono rispettati. Wafer lo ha subito capito: ha accettato di farsi comandare. Quando lei beveva e mangiava, lui aspettava il suo turno. Erano commoventi insieme». Engi morirà il successivo settembre.

«Wafer era speciale innanzitutto per il carattere: socievole, buono, allegro. Lo è stato anche negli ultimi tempi - narra Flavia —. Seppur malato, scodinzolava sempre. Il mio grazie a Giada della clinica Vezzoni: è stata bravissima». Soprattutto, «era speciale per il rapporto che si crea non con il padrone (non mi sono mai sentita la padrona) né conduttore, ma compagno di libertà, perché ti dà l’autonomia che tu non avresti. Certo, il bastone bianco ti aiuta se lo sai usare bene e ti puoi muovere tranquillamente. Però, il cane ha una sicurezza e poi gli puoi parlare. Io non mi vergogno a dirlo». Flavia con Wafer parlava «anche per strada. Se io uscivo dall’ufficio e dicevo: ‘Andiamo a prendere il pane’, lui non girava verso casa, ma verso il panettiere». Non gli ha mai dato i comandi basilari, «perché c’era una sincronia di movimenti. La strada per recarmi al lavoro era la stessa che facevo tutte le mattine, ma in ufficio ci sarei potuta andare anche dormendo: sapevo che lui mi accompagnava».

E, poi, «aveva un vizietto. capitava che facesse i suoi bisogni per strada (di solito li faceva nel nostro giardino, prima di uscire). Io cercavo di tenerlo fermo in quella posizione, raccoglievo e poi dovevo cercare il cestino. Gli dicevo. 'Wafer, vai a cercare il cestino'. Avevo imparati tutti i cestini. La volta dopo, lui si ricordava dove era e mi portava».

A Cremona, la presidente Tozzi è un’istituzione. E lo è stato anche Wafer che all’Agenzia delle Entrate dove lei ha lavorato, era diventato la mascotte. E quando lei è andata in pensione, il regalo lo hanno fatto anche a lui. Sfoglia l’album dei ricordi e sorride, Flavia. Wafer lo ho portato «dappertutto». Si è sorbito riunioni fiume in giro per l’Italia, «ma non dava mai fastidio. Cominciava a dare segnali, a brontolare e a stiracchiarsi verso le 17.30, l’ora della pappa e allora lì ti faceva capire ‘Siamo ancora qui, io ho fame’». Nel 2017 Wafer è stato in udienza da papa Francesco. È andato a teatro, la Scala di Milano o il Ponchielli di Cremona. «Io ascoltavo i concerti e lui si faceva delle ronfate». È sceso nella cripta di Sant’Omobono, in Cattedrale. Si è fatto le vacanze in montagna e al mare. Ma dell’acqua aveva paura. «Un Labrador anomalo. La prima volta, mio marito l’ha spinto in acqua, perché non voleva entrare. Wafer mi ha toccato con il muso come per dirmi ‘Sono qui’, poi è tornato a riva. Quando sentiva l’acqua alla pancia, tornava indietro». Si metteva sulla riva e vigilava. «Anche la barca lo terrorizzava. Accettava, ma te lo faceva capire. Tutto il tempo, teneva giù il muso e se cercavi di tirarglielo su, lui, come una molla, lo tirava giù».

Soffre, Flavia. «Sto provando ciò che hanno provato anche la signora Mara, quando è mancata Stella, e mia sorella Annamaria che ha perso Nora, un pastore tedesco di 15 anni. Sono cani speciali». Più bravo dei bambini, Wafer non h amai rotto un suo gioco. Tra i preferiti, il fenicottero peluche. «Non lo butto via». Flavia lo terrà per ricordo nella su a casa dove Vicki, pappagallo arrivato 9 anni fa, lo sta ancora chiamando.

Dopo Wafer, «non ho più intenzione di prendere cani guida. Non lavoro più, non ho più l’impegno quotidiano di uscire come prima. Non svolgerebbe più il lavoro del cane guida, diventerebbe di compagnia. Poiché so che ci sono tante persone che sono in attesa di avere un cane, preferisco evitare di creare problemi a chi lo sta aspettando». E «anche perché è dura il doversi staccare ogni volta».

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