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IL FIUME TORNATO GRANDE

Il Po mai così alto da tre anni, ma adesso è allarme tronchi

Spiaggioni, relitti e rami pietrificati sono spariti ingoiati dall’acqua. Ma ieri una massa di detriti ha messo a rischio la navigazione e le strutture delle canottieri

31 Agosto 2023 - 05:25

Il Po mai così alto da tre anni, ma adesso è allarme tronchi

Com'era e com'è

CREMONA - Il vecchio canuto si è rimesso la corona in testa ed è ridiventato il re dei fiumi di virgiliana memoria, per fortuna non «rotea le selve in folli vortici», ma adesso il Po è un bel vedere: e non si vedeva così da più di tre anni. Il fiume ha recuperato quattro metri, arrivando a tre dallo zero idrometrico. Il paesaggio è cambiato totalmente e ad avvisare subito che il fiume è in buona salute è l'odore, quasi dimenticato, di terra bagnata e di fango. Le spiagge assolate e riarse sono state inghiottite dall'acqua, le ricordano solo le chiome dei giovani pioppi e dei salici che emergono ancora, ma piegate dalla corrente. E i colossali tronchi pietrificati, monumenti consueti della secca, sono sotto e «l'acqua che ride» avvisa i barcaioli dove sono.

Detriti e tronchi semi sommersi hanno invaso improvvisamente il fiume nel tratto cremonese ieri attorno alle 11,30 mettendo a rischio navigazione
e strutture delle canottieri


Il fiume è ricoperto dai batuffoli di ‘ambra' di caolino (abbaglio e leggenda dei greci) e scorre veloce. A valle si nota che la ‘sassata’ del Ponticello, che arrivava quasi alla sponda cremonese, non c'è più. Anche le due canaline sono aperte, le dune di sabbia sono sparite e l'Isola del Deserto è ritornata a essere un'isola. Il canale di collegamento con la Maginot è riaperto, il Po che passa tra i sassi del pennello si sente, non è il rombo di piena, ma si sente, ed è un piacere: la lanca ha ripreso a vivere, le zone verdastre di acqua stagnante hanno lasciato il posto al fiume e il canale che immette nel Po, cozzando con il pennello, forma grandi vortici e mulinelli, pericolosi, ma affascinanti (se te ne stai alla larga).


Più a valle un salice campeggia in mezzo al fiume e tra le sue fronde e la riva ci sono almeno 300-400 metri d'acqua: fino a due giorni fa fino a qui si estendeva uno spiaggione: sparito. Anche il Riglio ha ripreso l’aspetto di un fiume, non scorre più striminzito cercando un passaggio tra i sassi della foce, ma si immette in Po con forza, così come il Morbasco al Mento. E perfino il mandracchio ha perso quell’aspetto di malsana palude fangosa che aveva fino a qualche giorno fa, meta di pazientissimi pescatori, che non hanno mai mollato, neppure nei giorni di canicola più rovente, riparati da minuscoli ombrelloni.

L’imbarcazione degli scandagliatori dell’Aipo in navigazione ieri sul Po e a destra il Torrazzo visto dalla canalina finalmente aperta


Un paesaggio, insomma, che gli amanti del Po aspettavano da tempo. Non si aspettavano invece l’improvvisa calata di una massa di tronchi e di detriti che è piombata a valle attorno alle 11.30, e che ha invaso pericolosamente il fiume, mettendo a rischio la navigazione e le strutture delle canottieri. La massa di legname sembra sia stata immessa nell’Adda dal Brembo, suo affluente di sinistra, e poi, ovviamente, si è riversata in Po, a controllare il deflusso si è vista anche una barca dell’Aipo che ha incrociato di fronte alla canottieri. In realtà l’Agenzia per il Po aveva pubblicato sul suo sito un avviso fin dal mattino, ma l’allarme alle canottieri è arrivato in tarda mattinata.


«Ci ha avvisato il Comune di Cremona tardi — spiega il presidente della Bissolati e di Assocanottieri, Maurilio Segalinie infatti abbiamo faticato non poco a liberare le zattere di ormeggio dagli enormi tronchi che si sono incastrati sotto. La procedura vuole che Aipo avvisi il Comune e poi il Comune allerti le canottieri, ma non ha senso: basta mandare per mail una comunicazione direttamente alle società, canottieri e motonautiche. Nel prossimo consiglio di Assocanottieri, farò la proposta: essere avvisati direttamente».

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