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CREMA: LA LINEA DELLA VITA

I cremaschi muoiono di meno: nel 2023, ‘soltanto’ 199 addii

Nell’analogo periodo del 2020, con l’esordio del Covid, erano stati 447 i decessi: 1.206 in tutto l’anno

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

31 Agosto 2023 - 05:05

I cremaschi muoiono di meno. Nel 2023, ‘soltanto’’ 199 addii

CREMA - Decessi in calo in città nel primo semestre dell’anno, rispetto all’analogo periodo del 2022. Una diminuzione del 3%: dai 205, in stragrande maggioranza over 65enni, a 199. Nel 2021 era andata ancora meglio: i morti, tra gennaio e fine giugno, erano stati 190. Mentre guardando al periodo prepandemico, il primo semestre 2019 aveva registrato 191 lutti. I riepilogativi sono stati elaborati, nei giorni scorsi, dall’Istituto nazionale di statistica che ha aggiornato l’andamento dei decessi mese per mese degli ultimi 12 anni. Si tratta di numeri che da una parte dimostrano il definitivo addio all’incubo Covid e dall’altra confermano, purtroppo, le dimensioni di un dramma collettivo che ha lasciato un segno indelebile in tutta la comunità. Guardando al periodo 2019-2023, balza all’occhio l’enorme differenza intercorsa tra la fase pre e post pandemia e il 2020.

Tenendo conto solo del primo semestre di ogni anno, l’avvento del virus aveva più che raddoppiato i decessi in città, passati da una media intorno ai 200 morti alla cifra di 447, che salirono poi a 1.206 a fine dicembre. Un sostanziale incremento del 30-40% su base annua, rispetto ai decessi registrati nel 2019, 2021 e 2022. Il mese più nero della storia recente di Crema era stato il marzo 2020, quando come uno tsunami il Covid si abbattè su tutto il territorio: 223 morti, ovviamente non tutti per colpa del virus, ma in gran parte proprio a causa dell’infezione.

In 30 giorni si era superata la media di decessi di un intero semestre. Anche nell’aprile 2020, il numero dei lutti era stato molto elevato, sempre tenendo conto delle abituali statistiche: 83. Poi la pandemia è proseguita ancora per un paio d’anni, ma l’avvento dei vaccini e le precauzioni nel frattempo adottate, specialmente per proteggere i soggetti più a rischio, come gli anziani e persone con patologie croniche, hanno portato ad un rapido e deciso calo dei decessi, tornati su numeri standard.

Dal primo semestre 2021 i dati sono rientrati sui livelli del 2019 e così è stato l’anno scorso e nel 2023, quando ormai la pandemia è stata dichiarata chiusa anche dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha declassificato il Covid a livello di malattia endemica, insomma come la classica influenza stagionale. Anziani e persone a rischio potranno continuare a proteggersi, grazie ai richiami del vaccino, così come lo potranno fare tutta una serie di categorie di lavoratori più soggetti al contatto con il pubblico: dai medici agli insegnanti. Ma anche chiunque altro lo vorrà. La campagna autunnale seguirà le regole di quella antinfluenza, con la possibilità di una doppia somministrazione. «In concomitanza con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, è previsto l’avvio di una campagna nazionale di vaccinazione anti Covid-19 — si legge in una nota del ministero della Salute — con l’utilizzo di una nuova formulazione di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre».

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