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IL REPORT E LE SFIDE

Professioni a rischio, in dieci anni 2.749 artigiani in meno

Fuga dal settore: in provincia, fra il 2012 e il 2022, crollo del 21,4%: lascia un addetto al giorno

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

28 Agosto 2023 - 05:30

Professioni a rischio,  in dieci anni 2.749 artigiani in meno

CREMONA - Gli operatori del settore e i loro referenti, a partire da quelli locali, hanno più volte lanciato l’allarme proprio sul nostro giornale. E ora, ad attestare la fuga dal settore è la Cgia di Mestre: i giovani sono sempre meno interessati a lavorare nell’artigianato, ma anche chi ha esercitato la professione per tanti anni e non ha ancora raggiunto l’età anagrafica o maturato gli anni di contribuzione per beneficiare della pensione, spesso preferisce chiudere la partite Iva e continuare a rimanere nel mercato del lavoro come dipendente.

Un’analisi, quella pubblicata l’altro ieri, che per quanto riguarda la provincia di Cremona attesta un crollo del 21,4% in dieci anni. Numeri che collocano il territorio al ventesimo posto nazionale per perdita di addetti (il record è di Vercelli con un -27,2%) e che tradotto in cifre ancora più concrete significa una flessione significativa e preoccupante, dai 12.859 lavoratori registrati nel comparto nel 2012 ai 10.110 attuali: hanno lasciato in 2.749, 275 all’anno, poco meno di uno al giorno.

In Lombardia la nostra provincia è preceduta solo da quella di Mantova, dove il calo del settore è stato del 23,4% e ora ci si ferma a 13.566 addetti. E purtroppo siamo anche ampiamente sopra la media nazionale, che si assesta al -17,4%.

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artigiani


Ma perché la fuga? La Cgia di Mestre spiega: «Il forte aumento dell’età media, provocato in particolar modo da un insufficiente ricambio generazionale, la feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, il boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali e locali hanno spinto molti artigiani a gettare la spugna. I consumatori, inoltre, hanno cambiato il modo di fare gli acquisti. Da qualche decennio hanno sposato la cultura dell’usa e getta, preferiscono il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatte su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall’acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino».

In sostanza, nell’era dell’e-commerce e degli acquisti con un clic attendendo comodamente da casa, a patire non è solo il commercio al dettaglio ma anche l’artigianato. Per invertire la rotta viene spiegato che servono anche e soprattutto progetti formativi adeguati, input più volte ribadito anche dagli addetti ai lavori cremonesi.

«L’artigianato è stato descritto come un mondo residuale, destinato al declino — continuano gli esperti della Cgia di Mestre —, e per riguadagnare il ruolo che gli compete ha bisogno di robusti investimenti nell’orientamento scolastico e nell’alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese».

Va in quest’ottica il progetto tutto cremonese della casa di Stradivari, officina per giovani artigiani e strumento per valorizzare l’arte della liuteria, fiore all’occhiello. Ma intanto in Italia, complessivamente, gli artigiani sono scesi di quasi 325 mila unità e solo nel 2021 (effetto post pandemia?) la platea è temporaneamente aumentata rispetto all’anno precedente. Secondo gli ultimi dati resi disponibili dall’Inps ora contiamo 1.542.2991 lavoratori artigiani.

Dove tengono botta? In primis a Bolzano, perché il calo è stato solo del 2,3% in dieci anni. Rovesciando la classifica, al secondo posto Napoli (-2,7%) e al terzo Trieste (-3,2%).

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