L'ANALISI
26 Agosto 2023 - 15:26
Stefania Bonaldi e Elena Curci intervistate da Dario Dolci
CREMA - Si è parlato di salario minimo e di lotta al precariato, ma soprattutto di lavoro e di tutela dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, nel dibattito che ha visto protagoniste Stefania Bonaldi, membro della segreteria nazionale del Pd, e Elena Curci, segretaria provinciale della Cgil. Ospitato al Podere di Ombriano, nell’ambito della Festa dell’Unità, e moderato dal giornalista de La Provincia Dario Dolci, l’incontro pubblico ha toccato i temi di maggiore attualità riguardanti occupazione e salari. Ne è emerso un riavvicinamento delle posizioni del partito e del sindacato, con i presenti che hanno apprezzato il fatto che il Pd sia tornato a mettere il lavoro al centro della sua agenda politica.
Prima di illustrare la proposta di legge per l’istituzione del salario minimo, firmata dal Pd insieme a tutte le opposizioni, con la sola eccezione di Italia Viva, Bonaldi ha elencato alcuni dati significativi: «Il gap salariale e in crescita di quasi il 10% dal 2006, soprattutto a svantaggio delle lavoratrici, dei giovani e dei lavoratori a tempo parziale, ed è stato esasperato dalla pandemia e dalla crescita dell’inflazione. Secondo l’Inps sono 2.840.893 i lavoratori sotto la soglia di 9 euro all’ora e di questi, 2,5 milioni sotto gli 8 euro. In Italia, la disoccupazione è al 7,4% ,quella giovanile al 21,3%». Che fare dunque? «Il Pd vuole voltare nettamente pagina dopo gli errori del Jobs Act, che ha facilitato i licenziamenti e la liberalizzazione dei contratti a termine, con una lotta serrata alla precarietà e allo sfruttamento. Occorre abolire gli stage gratuiti, aumentare l’occupazione femminile, sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e combattere la povertà».
La posizione del sindacato, esposta da Curci, ha mostrato diverse convergenze: «Il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18 hanno fallito, perché hanno reso i contratti sempre più precari. Va definito un nuovo statuto dei lavoratori che sancisca parità dei diritti e delle tutele e cancellare i voucher». La segretaria del Cgil ha poi a sua volta fatto ricorso ai numeri :«In Europa i salari sono aumentati del 17%, in Italia c’è stato un calo del 7,5%. Bisogna introdurre l’indicizzazione automatica e parametrata all’inflazione reale e rendere strutturale la decontribuzione. E poi occorre rafforzare la contrattazione di secondo livello, che in Lombardia ce l’hanno solo 3.000 aziende su 394mila. La Cgil dice sì al salario minimo, ma anche al Reddito di inclusione, che era la misura giusta di contrasto alla povertà dal carattere universale».
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