L'ANALISI
25 Agosto 2023 - 05:15
CREMA - Non esiste più da 60 anni, anche se la sua trasformazione risale a molto tempo prima. Ora, da qualche giorno, è stato cancellato anche a livello formale. Tra i provvedimenti abrogati dal Consiglio dei ministri figura anche il Regio decreto del 1881, che trasformava la Pia casa delle ritirate di via Dante in ricovero per le fanciulle povere. Il Pio istituto, che in origine accoglieva le prostitute per redimerle, era stato fondato nel 1690 (alcuni testi storici parlano di 1687) dalla contessa Medea Martinengo Griffoni, moglie del conte Sforza Griffoni e mamma del futuro vescovo di Crema.
Obiettivo: togliere dalla strada donne già dedite al malcostume, o in pericolo di perdizione, per dar loro una vita onesta. La prima sede fu in via Frecavalli, angolo via dell’Oca.
«Dopo qualche anno — racconta Vincenzo Cappelli, presidente della Pro loco e gran cultore della storia locale— si trasferì in via Dante, dove però non era ben vista dai frati Agostiniani del confinante convento, in particolare dopo che si era unita al convento di San Carlo, il cui ingresso era nel vicolo chiuso all’inizio della stessa via Dante. Quindi, nel 1722 il conte Griffoni comperò per loro una casa in via Pesadori».
I documenti dell’epoca lo confermano. Lo scopo della casa, come si legge sui libri di storia cremasca, «era di togliere dai pericoli di una vita disonesta le fanciulle che fossero incorse in qualche fallo e di preservare quelle altre che fossero prossime a pericolare».
A partire dal 1862, le finalità dell’Opera pia si modificarono, abbandonando lo scopo correzionale per privilegiare quello educativo e la denominazione cambiò in Casa delle figlie ricoverate, il cui sostentamento era garantito da numerosi lasciti da parte di nobili cremaschi. La presenza media era di circa 30 fanciulle, con una punta di 40 quando furono accolte anche quelle fuori dal Comune. Dopo il passaggio alla Congregazione della carità, da questa all’Eca e quindi agli Istituti di Ricovero di Crema, nel 1943 la Casa delle figlie ritirate fu fusa con il Pio conservatorio delle zitelle, diventando l’Opera pia figlie ricoverate. Nel 1969, unendosi al Pio istituto fanciulli ricoverati confluì nella Misericordia, diventato poi Centro per minori Frecavalli nel 1986, fino al 2004 quando venne assorbito dalla Fondazione Benefattori Cremaschi.
«Nel Seicento — spiega Cappelli — osterie, gioco e prostituzione erano all’ordine del giorno in città, ma c’erano anche molte Opere pie che andavano incontro ai bisogni dei più poveri. Tra queste, figurava il Pio istituto delle ritirate, che cercava di strappare le ragazze alla prostituzione, garantendo loro la sussistenza e una dote. In seguito, si unirono a quelle che erano chiamate le zitelle, ma che in sostanza erano solo delle giovani dai 10 ai 14 anni, in difficoltà. Non dovevano essere dismesse che per sposarsi, con una dote di 200 lire assicurata dall'istituto. Poi entrarono anche le sordomute e la casa diventò una sorta di luogo protetto, nel quale si insegnava alle ragazze a cucire e a ricamare».
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