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CREMA

Il caso Branchi, per la Cassazione non poteva non sapere

In carcere l’avvocato condannato a 7 anni per estorsione. La motivazione della sentenza di rigetto

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

22 Agosto 2023 - 16:16

Il caso Branchi, la Cassazione: «Non poteva non sapere»

L’avvocato Angelo Branchi

CREMA - Non poteva non sapere. Di più. Avvocato di professione, Angelo Branchi è stato l’ideatore del meccanismo per far incassare - due volte - all’imprenditore Antonio Silvani, suo storico cliente, le forniture di maniglie e serramenti in realtà già pagate dieci anni prima dagli acquirenti.

Come? Trascinandoli in Tribunale, minacciandoli con decreti ingiuntivi di pagamento, alcuni dei quali culminati in pignoramenti (traendo così in inganno anche il giudice civilista).

«Nonostante le esplicite rimostranze dei destinatari delle comunicazioni e ingiunzioni oltre che dalla decisiva rilevanza del dato documentale», l’avvocato Branchi, «consapevole della infondatezza delle pretese avanzate» da Silvani, «pur tuttavia proseguiva nella sua attività, con piena comprensione e conoscenza della diversità tra la reale situazione delle posizioni rispetto alle quali aveva avviato l’attività giudiziaria, in mancanza di effettivo fondamento e titolo, anche considerata la decisa risalenza delle attività poste in essere dal proprio cliente rispetto alla data di avvio della tutela legale».

Lo scrivono i giudici della Cassazione nelle 11 pagine di motivazione della sentenza di rigetto (con condanna al pagamento delle spese processuali) del ricorso presentato da Branchi avverso la sentenza di condanna a 7 anni di reclusione per 14 episodi di estorsione, tentata e consumata (in concorso con Silvani), emessa dalla Corte d’Appello di Brescia il 5 aprile del 2022. Due anni prima, il 3 marzo del 2020, il Tribunale di Cremona lo condannò a 7 anni e 1 mese per i 15 capi di accusa contestati. A Branchi non sono state concesse le attenuanti generiche. Il Procuratore generale aveva concluso, chiedendo che il ricorso venisse dichiarato inammissibile.

Natali a Trescore Cremasco, 67 anni, dallo scorso luglio l’avvocato Branchi sta scontando la condanna definitiva nel carcere di San Vittore. Il suo ricorso - sei motivi di doglianze – sono stati ritenuti manifestamente infondati o non consentiti.

Scrivono gli ermellini: «La Corte d’Appello ha ampiamente ricostruito gli elementi a supporto dell’affermazione di responsabilità del Branchi, con motivazione logica e persuasiva, dando atto in modo analitico dei rapporti tra lo stesso e il Silvani; dei ripetuti contatti tra gli stessi; della consapevole attività di tutela giudiziaria avviata nell’interesse del proprio cliente in mancanza di qualsiasi valido fondamento, anche a seguito di numerosi contatti con le persone alle quali venivano inoltrate le domande di pagamento e le successive attività di ingiunzione in favore del Silvani; dei costanti contatti tra l’avvocato, i collaboratori dello studio, il Silvani e il suo personale amministrativo; del passaggio della documentazione dal Silvani allo studio e viceversa, dopo aver identificato la posizione da affrontare giuridicamente».

Sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche ­ il sesto motivo riversato nel ricorso, «manifestamente infondato», la Cassazione ricorda che ai fini della concessione, «non è più sufficiente lo stato di incensuratezza dell’imputato».

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Commenti all'articolo

  • presario

    23 Agosto 2023 - 10:32

    La giustizia è arrivata ma quanta sofferenza hanno lasciato questi ...... pensate alle notti insonni e danni psicologici ed economici di tutti i truffati .... ma nessun pentimento???????

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