L'ANALISI
06 Agosto 2023 - 05:30
Seicentomila... ottocentomila... un milione. È andato ingrossandosi giorno dopo giorno l’esercito dei Papa Boys arrivati a Lisbona da tutti e cinque i continenti rispondendo all’invito alla Giornata Mondiale della Gioventù. In tasca i passaporti di oltre duecento Paesi.
Sull’immenso prato che si apre davanti al palco sul quale salirà Francesco per l’appuntamento clou della kermesse, un melting pot che rappresenta il mondo che in qualche modo già c’è e certamente prefigura quello che verrà: a unire non sono i luoghi di origine e la lingua parlata, ma i valori. Sono, per dirla con le parole del Papa, «imprenditori dei sogni».
Su quel prato c’è la futura classe dirigente. Tra di loro ci sono più di mille ragazze e ragazzi delle due diocesi cremonesi, arrivati con i loro vescovi, Antonio Napolioni di Cremona e Daniele Gianotti di Crema. Sulle loro orme anche folti gruppi di adulti, alcuni giunti in veste di accompagnatori, i più arrivati a Lisbona per ascoltare, per capire.
Le loro istanze non vanno disattese, lasciate cadere nel vuoto con le parole di circostanza tipiche della politica, che prima ‘benedice’ e poi se ne scorda. «Vogliamo essere sobri nei nostri consumi, pensando a ciò che è veramente necessario, al benessere degli altri e alla sostenibilità della casa comune, favorendo la condivisione e il riuso dei beni», si legge nel Manifesto redatto dai giovani della Gmg, alla fine del convegno che si è tenuto a Lisbona sulla cura del creato. «Preferiamo infatti condividere e riutilizzare i beni. Questo include i nostri trasporti, i nostri acquisti, le nostre attività di svago e il modo in cui eventualmente investiremo il nostro denaro».
Seguono una serie di appelli alla Chiesa, al mondo dell’educazione e della comunicazione e a quello scientifico. Ai responsabili politici i giovani chiedono, «politiche lungimiranti per la tutela della casa comune che mettano al centro la persona umana e diano a ciascuno pari opportunità di crescere e contribuire allo sviluppo della propria comunità, combattendo al contempo la povertà, la discriminazione e offrendo a tutti la possibilità di avere una casa». E ancora: «Vi imploriamo di deporre le armi e porre fine a tutte le guerre e di affrontare le prevedibili conseguenze del dirompente innalzamento del livello del mare. Sono necessari meccanismi efficaci e vincolanti per la cura della biodiversità, con il coinvolgimento delle comunità locali. Anche la sana gestione dei rifiuti e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e delle sostanze chimiche pericolose devono essere priorità ovunque».
Un autentico manifesto che non ha il colore degli schieramenti tradizionali della politica, ma che dovrebbe diventare un patrimonio comune a livello mondiale, così come lo è la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del cittadino della rivoluzione francese, emanata il 26 agosto del 1789, basandosi sulla Dichiarazione d’indipendenza americana: «Gli uomini nascono e rimangono liberi ed eguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune. Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo, nessun individuo può esercitare un’autorità che da essa non emani espressamente. La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; così l’esistenza dei diritti naturali di ciascun uomo non ha altri limiti che quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Questi limiti non possono essere determinati che dalla Legge».
Principi poi ribaditi, allargandoli e adattandoli a nuovi tempi, con la Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Trenta articoli che dovrebbero oggi essere completati con i «Diritti della Terra», nuova emergenza di questo inizio secolo.
Le questioni dell’ambiente e del clima sono diventate «una delle fondamentali sfide dell’umanità. Fino a qualche anno fa sembrava una questione ristretta all’interesse degli ecologisti, poi papa Francesco con la ‘Laudato sì’ ha ampliato l’orizzonte proponendo una ecologia integrale», ha sottolineato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica e Presidente della Commissione Giovani del Consiglio Conferenze Episcopali Europee. Che poi ha citato Blaise Pascal: «L’umanità sta correndo verso il baratro e per non pensare a quello che sta facendo si mette un bel teatrino davanti: sono passati quattrocento anni e questa affermazione vale anche oggi».
La Gmg non va considerata un raduno identitario, ma una sorta di trasversale congresso mondiale della gioventù all’interno del quale si trovano ragazzi di ogni orientamento politico, giovani già impegnati nel sociale e dediti «all’altro». Sono gli stessi che vanno ai concertoni rock e alle mostre d’arte e in comune hanno nel dna il fatto di essere contro barriere e muri artificiali, che separano l’uomo dall’uomo. Sono preoccupati per il loro futuro, in senso sia individuale che collettivo. Sono alla ricerca di risposte dal mondo degli adulti. Chiedono, come è stato sottolineato, di essere aiutati a individuare la via maestra per iniziare a essere protagonisti.
«Tornerò ringiovanito», ha detto Francesco pensando alla sua quarta Giornata Mondiale della Gioventù. Rispetto a Rio, la sua prima Gmg del 2013, il passo del Papa è apparso più lento. Gli anni e la salute hanno il loro peso, si sposta con la sedia a rotelle, ma «continuiamo a fare chiasso», ha esortato guardando questa gioventù arrivata da ogni angolo del mondo. E di «chiasso» ne fanno. Sono giovani e fanno baldoria, cantano, ballano; sono social senza essere schiavi dei loro device. Con quel «chiasso» pongono questioni fondamentali candidandosi a pieno titolo a essere compartecipi dei ragionamenti che serviranno a dare risposte alle grandi domande che pongono. La prima, più importante è: come possiamo fare tutti insieme per essere felici?
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