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CASALBUTTANO: LA STORIA

Il bosco di Otto: «Una piccola cascina Stella»

Ottorino Tedoldi, 76 anni, pensionato: «Qui arrivano tanti animali, ne ho un centinaio»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Agosto 2023 - 19:30

Il bosco di Otto: «Una piccola cascina Stella»

CASALBUTTANO - La capra Guendalina «è molto golosa», l’oca Marta «è l’unica che fa un gran fracasso: schiamazza tutto il giorno, è un po’ birichina. Arriva dall’istituto agrario di Castelleone. Il bidello l’aveva salvata, perché non sgusciava. Me l’ha portata qui e si è ambientata». Il gallo, invece, «arriva dal Milanese». Poi c’è ‘Vanesio’ il pavone. Ci sono conigli e porcellini d’India, tartarughe e gatti, galli, galline e pulcini, piccioni, criceti e nutrie. «Io amo tutti gli animali. Quanti ne ho? Saranno più di cento, ma non ho fatto il censimento». Gli animali girano liberi nel ‘Bosco di Otto’: Ottorino Tedoldi, 76 anni, tipografo in pensione (lavorava all’ Industria Grafica Editoriale Pizzorni), una vita dedicata a curare, sfamare e salvare gli animali feriti, per lo più selvatici. Come la volpe («Fu una eccezione, la tenni una settimana con il permesso delle guardie») o la civetta recuperata in una canna fumaria, curata e poi liberata, oppure il cigno impallinato.


Da 28 anni, la sua ‘Arca di Noè’ è alle porte di San Vito: un ettaro di oasi tra querce e platani, ma Otto ci ha poi piantato altre querce, gli aceri e i gelsi. Ha realizzato un laghetto artificiale non lontano da quello naturale, ha costruito «il ricovero ospedaliero» e «la casetta nel bosco». «Era il sogno della mia vita già dall’asilo. Io non giocavo né al pallone né alla guerra. Mio padre intrecciava le canne. Nel cestino della merenda, dall’asilo portavo a casa lucertole, lumache, ogni genere di insetti».

Il suo sogno, Otto lo realizzò nel 1995. «Grazie a un grande personaggio di Casalbuttano, Gianni Triacchini, ecologista e scrittore che mi diede la spinta. Mi disse che l’amministrazione comunale aveva piantumato questa zona. Sono arrivato qui». I primi animali li ha portati lui: «Coniglietti, galline, anatre, ma non avevo fatto i conti con la natura. Nel bosco entrava di tutto, cani e gatti randagi, anche una faina. E mi trovai a tu per tu con una volpe. Fu un disastro, si è pappata gli animali. Allora, ho recintato il bosco» che nel 2000 allargò, acquistando un campo abbandonato da 50 anni. «I miei animali sono tutti liberi. Li portano qui feriti, io li curo. Vanno e vengono, c’è un ricambio. Io li amo». Tre giorni fa un amico gli ha portato un cucciolo di nutria.

«È stata salvata in un pozzetto, è dolcissima. Vorrei lanciare un appello agli agricoltori: le mie nutrie non faranno mai danni all’agricoltura, perché staranno qui fino all’ultimo giorno della loro vita. Portatele qui». Da Cremona gli hanno portato un piccione malato. «È messo malissimo, ha il vaiolo e ha perso anche un occhio. Nonostante tutto, non soffre. Io non sono per far soffrire gli animali. Il piccione ha solo fame. Divora il pugno di mangime che gli do ogni tre ore. La sera ha il gozzo gonfio, la mattina è svuotato. Significa che all’interno tutto funziona. Io me ne guardo bene dal sopprimerlo». Altro giro, altri animali con la cagnolina Eva che non lo molla. Le tartarughe di qua, i porcellini d’India di là. «Sono dolcissimi». Prende in braccio una femmina. «È gravida» (in un parto possono nascere da 1 a 6 cuccioli). C’è la mamma chioccia «che non fa la chioccia: da un giorno non si vede, sarà in giro per il bosco, ma ha lasciato soli i sue due pulcini». A differenza della mamma Pavone che i suoi tre cuccioli se li porta a spasso per l’oasi.


In 28 anni, Otto non si è mai fatto un giorno di ferie, «salvo una settimana: alcuni amici mi sostituirono». E in occasione di un recente ricovero in ospedale. Da quando, sette anni fa, hanno chiuso Cascina Stella, centro recupero animali selvatici (Cras) di Castelleone, che oggi ospita il bosco didattico, l’oasi di Otto è il solo punto di riferimento nel Cremonese. «Io stesso spesso ho portato degli animali al Cras. Le guardie provinciali e la Forestale mi hanno sempre aiutato: con loro ho un bel rapporto, ma strutture come il Cras sono necessarie». A febbraio scorso due sindaci, Giuseppe Papa di San Bassano e Pietro Fiori di Castelleone, avevano lanciato l’appello affinché a Cascina Stella sia restituito il ruolo di Cras. Dal suo bosco, Otto lo rilancia. Al cancello c’è chi ha lasciato un sacchetto con del cibo. «Io non voglio né soldi né alimenti: ci penso io agli animali. Accetto solo avanzi di cibo». Guarda il suo «sogno», Otto. «Sto invecchiando. Quando morirò, chi si prenderà cura degli animali?».

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