L'ANALISI
04 Agosto 2023 - 05:20
CREMONA - Dal primo settembre i biglietti di treni e bus saranno più cari, per effetto dell’adeguamento al costo della vita calcolato da Regione Lombardia. Tradotto in cifre significa che per il servizio ferroviario si pagherà in media il 4,01% in più, mentre per il trasporto su gomma il rincaro sarà del 4,81%. La novità è appena stata recepita dal consiglio di amministrazione di Tpl, l’agenzia del trasporto pubblico Mantova-Cremona, e nelle prossime ore sarà rilanciata dal gestore Arriva: la società sarà chiamata a rimodulare i costi dei biglietti. Lo stesso avverrà anche in territorio cremasco con Autoguidovie.
In attesa della pubblicazione del nuovo tariffario, calcolatrice alla mano si può supporre che il biglietto di corsa semplice urbana passi da 1,50 a 1,60 euro con probabile arrotondamento in eccesso. Per quello extraurbano fascia A, invece, applicando la percentuale di aumento si passerebbe da 1,70 a 1,80 euro. L’abbonamento annuale ordinario urbano potrebbe invece lievitare da 261 a 273 euro, ma non è neppure esclusa una riprogrammazione volta a pesare maggiormente sui biglietti singoli rispetto agli abbonamenti riservati agli studenti.
Proprio come avvenuto nella vicina Brescia, dove i rincari sulle corse semplici sono stati superiori: da 1,40 a 1,70 euro per i viaggi urbani. Restando nel circondario ma cambiando regione, si scopre che non va meglio neppure a Parma: lì gli aumenti sono già scattati in gennaio e la corsa semplice urbana è passata da 1,50 a 1,60 euro. Infine Piacenza, dove dal primo luglio l’incremento medio è stato del 10% privilegiando la clientela abituale rispetto a quella occasionale.
Per Massimo Dell’Acqua, direttore dell’agenzia Tpl di Cremona e Mantova, si tratta di ritocchi inevitabili considerando l’indice Istat: «L’adeguamento avviene ogni anno su input regionale e scatta dal primo settembre. In passato vista la bassa inflazione, se non addirittura inflazione zero, praticamente questo adeguamento non veniva percepito. Discorso diverso negli ultimi anni, anche se va precisato che quello del 4,81% è un rincaro dimezzato rispetto a quello applicato nel 2022, quando il movimento inflattivo era stato maggiore. Cosa accadrebbe se l’agenzia non recepisse il calcolo regionale? Che per mantenere lo stesso livello del servizio i Comuni o le Province verrebbero chiamati a compartecipazioni maggiori a favore delle aziende di trasporto».
Va da sé che, alla fine, a pagarne le conseguenze economiche sarebbero nuovamente i cittadini. Dell’Acqua spiega che ora sta ad Arriva stabilire le tariffe vere e proprie, ma anticipa che solitamente il gestore, avendo la possibilità di applicare una percentuale massima di aumento, si attiene ad essa. Da Arriva fanno sapere di essere in attesa della delibera di Tpl, per procedere poi con gli adeguamenti e le successive comunicazioni.
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