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BASSA PIACENTINA

Castelvetro. Casa della gioventù, è scontro tra il sindaco Granata e don Camporese

La frecciata all'attuale parroco: "Pur con le moltissime difficoltà che la gestione di uno spazio tanto complesso comportava, i suoi predecessori hanno sempre cercato un modo per non abbassare la serranda"

Elisa Calamari

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25 Luglio 2023 - 10:26

Casa della gioventù,

Lo spazio esterno della Casa della Gioventù di Castelvetro Piacentino

CASTELVETRO - L’attuale chiusura dello storico oratorio parrocchiale di via Soldati, ma soprattutto le non troppo velate accuse lanciate ieri da don Massimiliano Camporese verso i non meglio specificati autori di «depauperamento, sfruttamento e abbandono», hanno spinto Silvia Granata a replicare: non da sindaco, precisa più volte, ma da cittadina. Per la precisione «da castelvetrese nata nel 1967 a Castelvetro e cresciuta in paese - dice -, figlia di quel muratore che ha posato la prima pietra della ‘Casa della gioventù’ quando don Giuseppe Panini, con lo spirito coraggioso e lungimirante che lo contraddistingueva, aveva commissionato un progetto molto moderno per quegli anni e dato incarico alle manovalanze locali, perché tutti dovevano poter lavorare alle opere del paese per il paese».

Granata racconta di avere frequentato l’oratorio di Croce e di avere molti bei ricordi legati ad esso, poi precisa: «Credo che il giudizio sulla storia di quel posto debba essere dato dal primo all’ultimo giorno della sua apertura, solo da chi ne ha vissuto il luogo e le sue vicende. Dopo don Giuseppe, don Mauro Manica per tanti anni e infine don Andrea Mazzola hanno sempre manifestato la volontà di non chiudere alla cittadinanza, e pur con le moltissime difficoltà che la gestione di uno spazio tanto complesso comportava, hanno sempre cercato un modo per non abbassare la serranda». Una chiara frecciata, dunque, all’attuale sacerdote che lo scorso autunno ha invece deciso altrimenti.

«So di cosa parlo perché possiedo traccia di tanti tentativi che i parroci hanno fatto per mantenere la struttura nel suo insieme - continua Granata -, di tanti contatti che ognuno di loro ha aperto con gli enti preposti: don Giuseppe sognava di mantenere agibile il teatro e ci ha provato fino all’ultimo giorno; don Mauro ha voluto che la gestione del bar e degli impianti sportivi proseguisse in continuità e in fiducia con i gestori e con le associazioni sportive; don Andrea ha cercato di razionalizzare gli spazi per poter contenere i costi di gestione - elenca in difesa dei precedenti parroci -. A fatica ma tutti ci sono riusciti, con la collaborazione solidale di chi in 55 anni ha creduto a questo luogo come a un centro importante per la vita di comunità, comprese le diverse Amministrazioni comunali di alterni colori politici che non hanno mai fatto mancare supporto e collaborazione».

Granata non entra nel merito dei nuovi progetti annunciati da don Camporese per la ‘Casa della gioventù’, ma commenta: «Mi limito a leggere con grande fastidio la descrizione fatta con parole come ‘tradita’, ‘derubata’ da ‘mercenari’. Parole pesantissime che sembrano voler creare una frattura muovendo consapevolmente all’indignazione una comunità intera. Conoscendo bene i castelvetresi, e avendoli incontrati spesso dentro la Casa della gioventù - conclude la prima cittadina -, li immagino invece indignati per uno stato di abbandono tristissimo, un nastro legato a tenere lontani da aiuole incolte e da cataste di materiale buttato. E io sono tra loro».

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