L'ANALISI
23 Luglio 2023 - 05:20
CREMONA - Nel grande salone di lettura della Biblioteca Statale si studia meglio, non ci sono distrazioni, ma soprattutto non si è da soli: queste le motivazioni per cui gli studenti universitari, ma anche quelli delle scuole superiori chiedono che gli orari siano ampliati e così pure i giorni di apertura. Nelle settimane scorse un gruppo di studenti ha occupato la sala ragazzi della biblioteca chiedendo di essere ascoltati, di assicurare loro il diritto di studio. La direttrice della Biblioteca Statale, Raffaella Barbierato, pur capendo le esigenze degli studenti, non ci sta che la Biblioteca sia l’unica chiamata in causa, mentre il comitato dell’assemblea di protesta ha chiesto un incontro al Comune e agli assessori Luca Burgazzi e Maura Ruggeri.
Nei giorni scorsi il Comune ha comunicato che incontrerà il comitato martedì, a dialogare con i ragazzi oltre a Burgazzi e Ruggeri ci sarà anche il vicesindaco Andrea Virgilio. «Capisco e condivido le esigenze degli studenti — spiega Barbierato — e anche per questo, la sera dell’occupazione, ho voluto parlare con loro, capirne le ragioni, ma spiegare anche il perché la Biblioteca Statale non può essere confusa con una sala studio», afferma. E aggiunge: «Il diritto allo studio, invocato dai ragazzi, è assicurato dal fatto che possono utilizzare gli strumenti tecnologici della biblioteca, possono chiedere i libri in prestito o consultarli. Pochissimi lo fanno perché per gli studenti il nostro salone è uno spazio in cui studiano, non in cui vengono per utilizzare il patrimonio librario in esso contenuto. Questa è una distinzione importante e non scontata».
Si tratta di una precisazione che Barbierato riconduce alla storia dell’istituzione statale: «Cremona è sede di una delle 46 biblioteche statali e nazionali del nostro Paese — spiega —. L’accordo con l’amministrazione comunale risale al 1885, quando la nostra istituzione assunse il compito di gestione della libreria civica e di svolgere attività di pubblica lettura, pur non venendo meno ai compiti di ricerca e conservazione, peculiari di ogni biblioteca statale». Tutto ciò, per Barbierato, spiega anche la necessità di registrare e controllare gli ingressi.
Proprio da domani l’attuale sistema di apertura automatizzato a controllo di temperatura corporea (e non riconoscimento facciale), residuo dei tempi del COVID, verrà affiancato e poi totalmente sostituito con un sistema automatizzato a QRCode, per cui la registrazione dell’utente – obbligatoria per legge - avverrà un’unica volta (e non quotidianamente come ancora avviene in molte biblioteche statali): «Ovviamente fa piacere constatare che i giovani cremonesi considerino gli spazi della biblioteca come luoghi importanti per lo studio e per l’aggregazione» continua facendo riferimento alle critiche avanzate dai giovani.
«La chiusura della biblioteca al pubblico nel mese di agosto è un obbligo di legge a cui mi devo attenere, oltre al fatto che in quel periodo si effettueranno lavori per la sostituzione totale di tutti i punti luce con altri a risparmio energetico, e quindi i locali della Biblioteca devono essere liberi. Con il personale e le RSU abbiamo cercato e trovato una soluzione per diminuire i disagi, riuscendo a garantire i servizi di prestito, distribuzione e lettura dei quotidiani dal 7 al al 18 agosto e di riaprire anche la sala di lettura per quattro ore al mattino nella settimana dal 21 al 25 agosto. Dal 27 l’orario tornerà quello consueto, ma continuerà il confronto per poterlo in qualche modo migliorare: il nodo, tuttavia, è sempre quello delle risorse in campo».
E spiega: «Compresa la sottoscritta, a lavorare in biblioteca siamo in tutto 14 e io sono l’unico funzionario bibliotecario. Lo dico per raccontare la realtà della Biblioteca Statale e di chi ci lavora. Il problema del personale cozza contro la volontà di aumentare gli orari di apertura. Noi siamo pronti a collaborare, ma non possiamo agire da soli. Sarebbe bello poter trovare un accordo col Comune per immaginare aperture prolungate: le soluzioni vanno trovate insieme, la Biblioteca Statale non può essere considerata l’unica chiamata in causa».
Nessuna volontà di lavarsene le mani, ma certo il riferimento va alla necessità che soluzioni possano essere trovate in sinergia con il Comune, piuttosto che con le stesse università o le scuole superiori. «Sono disponibile al dialogo e credo di averlo dimostrato ascoltando gli studenti e prendendomi la responsabilità di permettere loro di rimanere in biblioteca ben oltre l’ora di chiusura — conclude —, ma ciò che mi preme è considerare quelli che sono i compiti di una Biblioteca Statale».
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