L'ANALISI
20 Luglio 2023 - 19:44
CREMONA - Per più di un anno ha inviato mail all’avvocato Giulio Calabretta, suo collega di Catanzaro, rassicurandolo che il processo d’Appello a Brescia per conto della cliente di Cremona, era in corso, che egli stesso aveva presenziato alle udienze e di essere in attesa della sentenza. Insomma, bisognava portare pazienza perché, si sa, la giustizia civile ha i suoi tempi. Ma la sentenza non arrivava mai e così, a febbraio del 2016 l’avvocato Calabretta ci ha ha guardato dentro, scoprendo «l’infausto epilogo»: da dicembre del 2014, il collega si era preso beffa di lui e della cliente, la signora Donatella Bonisoli Alquati.
Non aveva mosso un dito, l’avvocato Andrea Guizzardi, mandando a carte 48’ la possibilità che in Appello la cliente potesse ribaltare la sentenza di primo grado. Sentenza relativa a una causa intentata al Comune per ottenere il risarcimento del danno (circa 200 mila euro): le crepe che si aprirono sul pavimento e sulle pareti dell’appartamento in via Plasio causate, secondo una perizia, «dall’intensificarsi del traffico e dalla pavimentazione in porfido che generarono vibrazioni e scuotimenti al di sopra della normale tollerabilità».
Torna a far parlare di sé Guizzardi, avvocato già a processo per aver confezionato atti giudiziari (sentenze, ordinanze) ‘patacca’ con le firme false di alcuni giudici di Cremona, Milano e della Cassazione. Ma questa è un’altra storia. Scoperta la «negligenza professionale», la cliente ha trascinato l’avvocato Guizzardi in Tribunale affinché venisse condannato a risarcirla, ma con sentenza del 12 luglio 2022, il giudice, pur riconoscendo che «il carattere negligente della condotta, anche omissiva» di Guizzardi, «risulta dagli atti sufficientemente provata», ha respinto la domanda risarcitoria «per mancanza di prova». Secondo il giudice, non è detto che in Appello la signora avrebbe vinto. Non solo. L’ha condannata a rimborsare 7.254 euro di spese di lite al 'pigro' legale Guizzardi. «Oltre il danno, la beffa». Il caso sulla «responsabilità professionale» dell’avvocato si discuterà nel 2024.
La vicenda tiene in ballo la signora Bonisoli Alquati da ben 16 anni. Il 2007 è l’anno in cui lei, proprietaria dell’appartamento in via Plasio, incarica lo studio tecnico LCE di Opera (Milano) specializzato in misurazioni per accertare le violazioni in relazione alle crepe. Dopo la perizia, si affida all’avvocato Calabretta e parte la causa contro il Comune.
Anno 2013. Con sentenza del 18 aprile, il giudice civile decide che non è materia sua, ma del Tar (difetto di giurisdizione). Tra perizie, spese legali, alla signora Bonisoli Alquati la causa costa 28.776, 76 euro di spese. Sulla scena entra Guizzardi. Lei lo conosce, perché è stato compagno di classe di suo figlio, al liceo classico Daniele Manin. Studente modello, Guizzardi poi diventato avvocato. Calabretta, ‘dominus’ della causa, ha bisogno di un collega su Cremona. A Guizzardi chiede una sola cosa. «Ti invio il fascicolo al fine di procedere alla notifica in appello e, quindi, all’iscrizione a ruolo del fascicolo stesso presso la Corte d’Appello».
Anno 2014. Il 4 dicembre Guizzardi comunica al collega che «la causa d’appello è stata trattenuta a sentenza. Per oltre un anno comunica regolarmente sul regolare andamento del giudizio». Un comportamento «impeccabile», il suo «che non può dare adito ad alcun dubbio sulla sua correttezza professionale».
Anno 2016. A febbraio l’avvocato Calabretta scopre che il collega Guizzardi non ha mosso un dito. Anno 2022. Il giudice non condanna Guizzardi. Contro la sentenza, l’avvocato Calabretta fa ricorso. Nell’atto d’appello scrive: «La rigida valutazione, in termini di rigetto, fatta nella sentenza appellata è assolutamente dannosa verso il sacrosanto diritto di un cittadino ad esercitare le proprie ragioni giudiziali che però, vengono stroncate dall’agire nefasto di un professionista, il quale doveva solo limitarsi a depositare un fascicolo in cancelleria». Ed ancora: «L’avvocato deve adempiere al mandato conferitogli. Se non è in grado di farlo, deve informare in tempi celeri il cliente. Tutte le somme pagate dalla Bonisoli, per come documentate, per accertare la propria pretesa risarcitoria contro il Comune di Cremona, sono andate perse per via della responsabilità professionale dell’avvocato Guizzardi».
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