L'ANALISI
10 Luglio 2023 - 18:20
SONCINO - L’ente provincia ha messo all’asta due case cantoniere di sua proprietà. Una si trova a Gussola e l’altra a Soncino. Fin qui nulla di strano. Non fosse che, leggendo il bando, si scopre che Cremona chiede specificatamente alle associazioni che vinceranno la gara di riqualificarle e, poi, utilizzarle per assistere migranti o persone svantaggiate. Cosa che, nel caso particolare di Soncino, andrebbe contro le regole imposte dal Comune con una norma specifica, quella che anni fa fu soprannominata ‘variante anti-migranti’.
E infatti, il sindaco Gabriele Gallina non ha perso tempo e ha scritto a Corso Vittorio Emanuele: «Vi diffidiamo, state facendo partecipare gli assegnatari a una procedura illegittima». Ma Matteo Gorlani, consigliere delegato alle Infrastrutture e alla Viabilità della giunta del presidente Mirko Paolo Signoroni taglia corto: «Noi chiediamo ai futuri gestori un affitto e la riqualificazione. Il resto spetterà al dialogo e confronto fra l’associazione e il Comune».
Era il 2016 quando a Soncino, nel corso di un consiglio comunale di fuoco, l’amministrazione votò la cosiddetta ‘variante anti-migranti’. Il cui vero nome, a livello tecnico, è ‘Articolo 59 delle NTA del Piano di Governo del Territorio’. Si scagliò contro l’opposizione ma la norma passò a larga maggioranza. Fuori dai tecnicismi, in sostanza, il regolamento impedisce di convertire immobili già presenti nel borgo, e a diverso scopo, in luoghi d’accoglienza o ricettivi, quindi anche Bed&Breakfast e hotel o motel. Il soprannome deriva dal fatto che, poco prima, era stata paventata l’ipotesi che la Prefettura individuasse proprio Soncino come location per ospitare alcune persone di nazionalità straniera beneficiarie dei progetti di ospitalità, con la popolazione che non aveva preso di buon grado l’eventualità.
Ecco perché, appreso del bando della provincia, Gallina ha scritto immediatamente a Signoroni e agli uffici: «Abbiamo preso atto del bando per la casa cantoniera di Soncino sulla ex Statale 498 ‘Soncinese’. Premettendo che ovviamente non ci sono condizioni ostative a che l'amministrazione provinciale metta a disposizione in locazione i propri immobili posti sul territorio comunale di Soncino ed indica, come avvenuto nel caso di specie, bandi pubblici finalizzati a quanto sopra, si precisa però che su tutto il territorio comunale di Soncino, presso gli immobili a destinazione residenziale, come l'immobile oggetto del vostro bando, non è ammessa l’attività ricettiva svolta in qualsiasi forma».
«Appreso che nel bando in oggetto si specifica che gli assegnatari dovranno svolgere nell'immobile attività abitative ‘per migranti o persone svantaggiate’, attività che rientrano in quelle ricettive, – prosegue il primo cittadino – vi diffidiamo dal proseguire l'iter di assegnazione in locazione dell'immobile, evitando agli eventuali assegnatari, che non potranno svolgervi l'attività prevista dal bando, di partecipare ad una procedura illegittima. Si consiglia inoltre, a titolo di leale collaborazione istituzionale, di revocare in autotutela gli atti relativi alla procedura, per evitare – chiosa Gallina – richieste di risarcimento danni alla vostra spettabile amministrazione da parte degli aggiudicatari».
Insomma, non manca la cortesia istituzionale ma la posizione è netta. Adesso la palla passa a Cremona che, almeno per ora, sembra trovarsi di fronte a un’impasse normativo. La casa si può mettere all’asta ma i prerequisiti per ottenerla violano le ‘leggi’ del borgo. Quattro le strade aperte: un nuovo bando; una modifica in corsa dei termini; cercare di impugnare il provvedimento soncinese o, e questa parrebbe la pista più calda, un intervento di mediazione da parte della Prefettura.
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