L'ANALISI
01 Luglio 2023 - 05:00
CREMONA - «Ci manca circa il 40% del personale, i turni spesso raggiungono le 9-10 ore, molti rinunciano ai riposi programmati. Stiamo facendo il massimo, ci meritiamo questa celebrazione». Parole cariche di orgoglio per gli uomini e le donne sotto la sua responsabilità, quelle pronunciate ieri dal sostituto commissario Pier Luigi Parentera, che comanda la polizia penitenziaria del carcere di Ca’ del ferro. L’occasione, la celebrazione della ricorrenza religiosa di San Basilide Martire, patrono del corpo degli agenti di custodia, con la messa officiata dal vescovo Antonio Napolioni in San Sigismondo, alla presenza delle autorità civili e militari cittadine.
«Non esiste un giorno della settimana in cui le donne e gli uomini della casa circondariale si risparmino nello svolgere i compiti loro assegnati – ha sottolineato il comandante – andando oltre il termine prefissato del servizio giornaliero, dovendo, di fatto, garantire tutte quelle mansioni che a pieno organico richiederebbero meno sacrifici e più celeri tempi di lavoro. Sono consapevoli del particolare periodo di sovraccarico di attività che si sta affrontando, dimostrano un forte senso del dovere». Il comandante ha poi indicato i compiti di ogni agente.
«Tenere fede al motto del corpo ‘Despondere spem est munus nostrum’, ovvero partecipare in modo proficuo all’intervento di risocializzazione del reo in espiazione della pena detentiva, quindi garantire la speranza del recupero sociale per tutti. Possiamo immaginare il nostro ambiente lavorativo come una vera trincea tra rieducazione al reinserimento e necessità di umanità e sguardo verso la condizione di chi deve scontare la pena e pagare il proprio debito con la società. Le donne e gli uomini della polizia penitenziaria palesano una competenza non solo normativa, ma anche, in particolar modo, una peculiarità fondamentale per questo mestiere, ovvero il saper gestire, misurare il rapporto che si instaura col detenuto, soprattutto in quei momenti critici in cui le giuste parole, la giusta intensità di intervento, la vera sensibilità umana, possono salvare la vita di un uomo. Il poliziotto penitenziario rappresenta lo Stato con determinazione e professionalità, garantisce il rispetto delle leggi, l’ordine e la disciplina all'interno degli istituti di pena e lo fa con la sua uniforme, con la sua coscienza professionale, con il suo coraggio, ma è anche, più intimamente, quella forza e quella luce che si invoca nella preghiera rivolta al nostro patrono».
Non è facile avere a che fare ogni giorno con i detenuti. «Persone che – ha proseguito Prentere – per chiare ragioni, trascorrono una parte della loro vita in una condizione di sofferenza, nessuno escluso, anche coloro che si celano dietro una finta corazza di temerarietà, di potenza fisica e mentale che li conduce poi a condotte sfrontate, violente a danno del personale. Comportamenti che comprimerebbero ogni buona intenzione e ogni senso di responsabilità nelle persone comuni: non dimentichiamo poi i detenuti che sono affetti da problemi di natura psichiatrica, anch'essi, purtroppo, presenti nelle nostre strutture detentive e gestiti in primis dai poliziotti penitenziari. Il personale resiste a tutto ciò, perché è composto da persone speciali, e questo lo dico con assoluto convincimento. Dalla mia postazione privilegiata, valutando a 360 gradi, vedo tutto ciò. Lo dico spesso, lo dico agli allievi agenti che ho il privilegio di incontrare per attività di docenza, lo dico al mio personale che incontro quotidianamente nell'Istituto cremonese, il nostro è un lavoro particolarmente faticoso, un lavoro che comporta un’estrema responsabilità professionale ma soprattutto morale, consapevoli che si gestiscono persone, con cui dialogare e comprendere, tenendo ben insieme prudenza e fiducia, cautela e speranza, rigore e umanità. Bisogna far rispettare le leggi con la forza della persuasione».
Dopo l’intervento del comandante, ha preso la parola per un saluto anche la direttrice del carcere Rossella Padula: «Va rivolto un sentito grazie a tutto il personale di polizia penitenziaria del reparto di Cremona e al suo comandante. Il loro lavoro, unito a quello degli operatori delle altre aree che compongono l’istituto penitenziario e supportato dall’intervento degli operatori esterni, è di fondamentale importanza per l’intera società. Non dimentichiamo l’inadeguatezza delle risorse umane rispetto al fabbisogno. Le poche unità in servizio non si sottraggono mai ai loro doveri, con grande sacrificio e dispendio di energie personali e professionali. Concludo ringraziando il comandante di reparto e tutto il personale con l’augurio a tutti di tempi di lavoro e, quindi, anche di vita, migliori e meno faticosi di quelli che si stanno vivendo nell’ultimo lungo periodo. Un sentito apprezzamento e ringraziamento al restante personale della casa circondariale, ai responsabili di area, nonché a tutti i collaboratori esterni».
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