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CREMONA

Botte per le 'corna'. Legittima difesa: assolto

Il tradito sfonda la porta e prende a mazzate il rivale che reagisce con un coltello. I due non si sono denunciati, indagine partita dalla telefonata di un vicino

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

28 Giugno 2023 - 16:56

Botte per le 'corna. Legittima difesa: assolto

Il tribunale di Cremona

CREMONA - “Cornuto e mazziato”, il detto napoletano. Qui, invece, “il cornuto” ha preso a mazzate l’amante della sua compagna, il quale si è difeso, ferendolo con un coltello. Legittima difesa per il Tribunale, che oggi ha assolto l’amante Matteo, 34 anni, dall’accusa di lesioni, di aver mandato all’ospedale Giuseppe, 37 anni, con ferite alla schiena e alle gambe: 15 giorni di prognosi. Nove giorni di prognosi se li è presi Matteo, al processo difeso dall’avvocato Cesare Grazioli.
Storia di sette anni fa. L’uno non ha denunciato l’altro e viceversa. Il caso non avrebbe occupato la Procura prima e il Tribunale poi, se la notte del 13 dicembre del 2017, santa Lucia, un vicino di casa non avesse chiamato i carabinieri, dopo aver sentito gridare aiuto. Erano le urla di Matteo. La pattuglia si precipitò.

Matteo riferì ai militari che all’una di notte passata, mentre stava dormendo, Giuseppe gli piombò in casa sfondando la porta. «Mi ha colpito con un bastone, poi è scappato». Nella fuga, Giuseppe lasciò l’arma sul letto, così descritta nella relazione di servizio: «Un bastone di legno di forma cilindrica di colore verde e nero, della lunghezza complessiva di centimetri 72 e con una impugnatura artigianale di colore bianco». Il bastone fu «prelevato per gli ulteriori accertamenti del caso e sottoposto a sequestro», perché «corpo» e «prova» del reato. Ai carabinieri, Matteo spiegò il perché di quell’aggressione, da ricondursi, probabilmente, «ad una relazione sentimentale che da poco ho intrapreso con la compagna di Giuseppe». Il ragazzo era dolorante: aveva male al braccio e al fianco sinistro, ma rifiutò l’intervento del personale del 118, riferendo che al Pronto soccorso ci sarebbe andato lui. Quella notte, Matteo era preoccupato. Temeva che Giuseppe, furioso, si precipitasse a casa della compagna «per sfogare anche verso di lei la sua rabbia». Timore scongiurato.

Intanto, quella stessa notte i carabinieri vennero a sapere che un equipaggio del 118 era intervenuto in una via per soccorrere un uomo «con ferite multiple di accoltellamento». Era Giuseppe, il quale poi spiegò ai militari di essere andato a casa di Matteo e di aver sfondato la porta. Raccontò che tra i due ci fu una colluttazione. Giuseppe riuscì a bloccare a terra Matteo, il quale «continuava ad urlare per richiedere aiuto». Giuseppe disse di aver allentato la presa per uscire dall’abitazione. Ed ecco il punto. Riferì che non appena voltò le spalle, Matteo lo colpì con un coltello alla schiena. Giuseppe camminò per strada sanguinante, fu poi soccorso dal 118.

Le indagini andarono avanti. I carabinieri sentirono la ragazza contesa. Le mostrarono il coltello. «Sì, è di Giuseppe», confermò lei. Secondo gli investigatori, quella notte Matteo fece delle omissioni ai carabinieri. La relazione di servizio: «Non ha mai fatto menzione della reazione posta in essere nei confronti di Giuseppe con un’arma da taglio, al fine di distogliere il personale intervenuto, simulava possibili azioni di ritorsione da parte di Giuseppe nei confronti della propria compagna; in considerazione delle lesioni riscontrate sulla schiena di Giuseppe, è verosimile ritenere che lo stesso sia stato colpito dall’indagato mentre si stava allontanando dall’abitazione».

Sette anni dopo, oggi, al processo l’avvocato Cesare Grazioli ha smontato l’accusa, dimostrando che il suo assistito «mazziato» non ferì Giuseppe mentre costui si stava allontanando, ma che - tirato giù dal letto - mentre pigliava le bastonate, prese un coltellino e ferì il rivale per difendersi: legittima difesa. 

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