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CREMONA

Rapina e botte al tabaccaio, condanna e multa per l'aggressore

3 anni e 5 mesi di reclusione e 700 euro di multa per il maggiorenne che, insieme a un compagno minore, il 25 gennaio 2022 si accanì sull'esercente rubando poi un pacchetto di sigarette

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Giugno 2023 - 18:06

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Il tribunale di Cremona

CREMONA - «Io sono alto e robusto. Ma se fosse capitato a una donna? Ci sono molte tabaccaie». È passato più di un anno e mezzo dal 25 gennaio del 2022, quando con aria di sfida e di presa in giro, al tabaccaio con negozio in via Santa Maria in Betlem dissero: «Ti riprendiamo mentre fumi uno spinello sul lavoro». E lui, in pausa davanti al negozio, sigaretta in bocca, provò ad allontanare quel gruppetto di giovanotti, ma uno di loro gli tirò un calcio e un pugno in faccia. La lite continuò all’interno dove in due, un maggiorenne e un minorenne, si accanirono sul tabaccaio. Uno spintone, poi un altro, un altro ancora. Gli espositori buttati sul pavimento. Poi, la fuga con il bottino: un pacchetto di sigarette appoggiato sul bancone.


Oggi, per il maggiorenne accusato di rapina e lesioni al tabaccaio, è arrivata la condanna: 3 anni e 5 mesi di reclusione e 700 euro di multa. Il pm, Alessio Dinoi, aveva chiesto 5 anni, 2 mesi e 900 euro di multa. L’imputato ha 22 anni. Da minorenne ne ha combinate molte, ma adesso «si sta rimettendo in carreggiata». Anche perché «prima o poi i conti arrivano». Il ragazzo «ha trovato un lavoro», ha spiegato l’avvocato Alessia Vismarra. Un anno fa, l’indagine fu condotta dalla Squadra Mobile.

L’avvocato Alessia Vismarra 


Il 25 gennaio era martedì. L’assalto andò in scena il pomeriggio e fu ripreso dal sistema di videosorveglianza. I poliziotti del dirigente Marco Masia analizzarono i filmati e sentirono i testimoni. Le indagini si concentrarono sui gruppi di ragazzotti che nei giorni precedenti si erano resi responsabili di fatti simili ed erano già stati denunciati all’autorità giudiziaria. Il ventenne ed il minorenne, tra l’altro, poco prima della rapina al tabaccaio vennero controllati in piazza delle Tranvie, quella dove i pullman ogni giorno caricano e scaricano studenti, il luogo prescelto nella mappa dei piccoli criminali che per accaparrarsi uno smartphone o 10 euro accerchiano le vittime, le minacciano anche con il coltello. Storia passata e recente. Tanto che lì, i servizi delle forze dell’ordine si sono intensificati. Lì e altrove si tengono d’occhio le baby gang con l’obiettivo di prevenire e contrastare «eventuali derive delittuose».

Il pm Alessio Dinoi

Il fenomeno delle «devianze giovanili» lo ha inquadrato il procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Brescia, Giuliana Tondina: «La concreta conoscenza e l’approfondimento di queste realtà confermano che non si tratte di bande, intese come realtà strutturate finalizzate alla commissione di reati o al controllo del territorio». Piuttosto, «i fenomeni rilevati vanno ricondotti alle dinamiche del cosiddetto co-offending». Ovvero «al commettere insieme comportamenti devianti (aggredire altri o compiere furti e rapine, associando anche atti violenti o distruttivi) con una delle modalità in cui si sviluppa la relazione fra i componenti del gruppo».

Gli adolescenti, ragazze e ragazzi, coinvolti nelle condotte trasgressive, molti giovanissimi, «sono caratterizzati da grande immaturità personale ed emotiva, unita all’assenza di autorevoli riferimenti familiari e ad esperienze di vuoto progettuale ed esistenziale che la relazione con il gruppo colma o copre». Si tratta di ragazzi con percorsi scolastici accidentati, bocciati precocemente o che troppo presto abbandonano la scuola.

 

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