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CREMONA

Rapina al tabaccaio, preso a calci e pugni per un pacchetto di sigarette

La Squadra Mobile ha individuato i responsabili: sono un marocchino ventenne e un minorenne

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

09 Febbraio 2022 - 15:06

Rapina al tabaccaio, preso a calci e pugni per un pacchetto di sigarette

Una baby gang in azione in foto di repertorio

CREMONA - Lo hanno accerchiato davanti al negozio. L’aria di sfida, la presa in giro: "Ti riprendiamo mentre fumi uno spinello sul lavoro". E lui, il tabaccaio che si stava prendendo una pausa e si stava fumando una sigaretta, ha provato ad allontanare quel gruppetto di giovanotti, ma uno di loro gli ha tirato un calcio e assestato un pugno in faccia. La lite è continuata all’interno dove in due si sono accaniti su di lui. Uno spintone, poi un altro, un altro ancora. Gli espositori buttati sul pavimento. E tutto per un pacchetto di sigarette, il bottino dell’assalto al commerciante. E’ accaduto il 25 gennaio scorso, in via Santa Maria in Betlem, periferia della città. Ora hanno un nome ed un cognome i violenti. Li ha individuati la Squadra mobile che li ha denunciati per rapina e lesioni al tabaccaio. Uno ha 20 anni ed è marocchino, l’altro è minorenne.

I FATTI.

Il 25 gennaio era martedì. L’assalto è andato in scena il pomeriggio. Ed è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza. I poliziotti del dirigente Marco Masia hanno analizzato i filmati e sentito i testimoni. Le indagini si sono concentrate sui gruppi di ragazzotti che nei giorni precedenti si erano resi responsabili di fatti simili ed erano già stati denunciati all’autorità giudiziaria. Il ventenne ed il minorenne, tra l’altro, poco prima della rapina al tabaccaio erano stati controllati in piazza delle Tranvie, quella dove i pullman ogni giorno caricano e scaricano studenti, il luogo prescelto nella mappa dei piccoli criminali che per accaparrarsi uno smartphone o 10 euro accerchiano le vittime, le minacciano anche con il coltello. Storia passata e recente. Tanto che lì, i servizi delle forze dell’ordine si sono intensificati. Lì e altrove si tengono d’occhio le aggregazioni dei giovani con l’obiettivo di prevenire e contrastare "eventuali derive delittuose".

DERIVE DELITTUOSE.

"Derive", la parola usata anche dal procuratore dei minori di Brescia, Giuliana Tondina, che nell’analizzare il fenomeno, ha stigmatizzato l’uso dell’etichetta "stereotipata e fuorviante" di baby gang. "La concreta conoscenza e l’approfondimento di queste realtà – spiega la procuratrice - confermano che non si tratta di bande, intese come realtà strutturate finalizzate alla commissione di reati o al controllo del territorio».

Piuttosto, «i fenomeni rilevati vanno ricondotti alle dinamiche del cosiddetto co-offending». Ovvero «al commettere insieme comportamenti devianti (aggredire altri o compiere furti e rapine, associando anche atti violenti o distruttivi) con una delle modalità in cui si sviluppa la relazione fra i componenti del gruppo».

Gli adolescenti, ragazze e ragazzi, coinvolti nelle condotte trasgressive, molti giovanissimi, «sono caratterizzati da grande immaturità personale ed emotiva, unita all’assenza di autorevoli riferimenti familiari e ad esperienze di vuoto progettuale ed esistenziale che la relazione con il gruppo colma o copre».

Si tratta di ragazzi con percorsi scolastici accidentati, bocciati precocemente o che troppo presto abbandonano la scuola. Un fenomeno, le aggregazioni giovanili, che la Squadra Mobile tiene sotto osservazione in stretta sinergia con la Divisione minorile dell’Anticrimine, sempre in contatto con i servizi sociali dei Comuni di Cremona e del Cremonese e con la Procura minorile di Brescia.

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