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SORESINA

«Tu non fotografi le nostre donne», postino aggredito da due musulmani

Stava scattando una foto a un collega e vicino passavano due islamiche. In due a processo per tentata violenza privata e interruzione di pubblico servizio

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

21 Giugno 2023 - 19:09

Fotografa per sbaglio due islamiche, postino picchiato da due musulmani

SORESINA - Mercoledì 27 febbraio del 2019, via Matteotti. Geremia Cerri è uno dei postini del paese. In scooter ha appena terminato il giro di consegne. Incontra un collega. «Ti faccio la fotografia, la mandiamo al capo!». Non lo avesse mai fatto, il postino interessato a immortale il collega e non due signore straniere che passano di lì. Piombano due egiziani. Uno si chiama Abdelaziz, l’altro Abdelmoneim. «Dacci subito il cellulare. Perché fotografi le nostre donne?».

Che poi non erano «le loro donne». Né mogli, né fidanzate, né amiche. E in via Matteotti, a 400 metri dalla chiesa di San Siro in via Genala, va in scena l’imposizione della cultura musulmana: urla e parapiglia. Perché secondo i due stranieri, «fotografare una donna è reato», ma il reato lo hanno commesso loro, per l’accusa. E tutto per un clic. Quattro anni dopo i due sono finiti sul banco degli imputati per tentata violenza privata al postino e per interruzione di pubblico servizio.


Uno è Abdelaziz Beshir, compirà i 50 anni il 15 dicembre prossimo. Già condannato a 4 anni di reclusione per maltrattamenti alla moglie, dopo due anni in carcere, circa un mese fa, a metà pena scontata, è stato espulso. Lo hanno accompagnato prima al centro permanente per i rimpatri di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e poi imbarcato su un volo per l’Egitto. Il connazionale si chiama Elbediwi Abdelmoneim. Operaio a Piacenza, farà i 43 anni il prossimo 23 novembre. Da anni è in Italia, è sposato e ha figli. Una famiglia integrata a Soresina, la sua.


L’uno e l’altro sono difesi dall’avvocato Luigi Lupinacci. Quel mercoledì, il postino si trovò ‘accerchiato’ dagli egiziani in via Matteotti. Elbediwi Abdelmoneim frenò e scese dall’auto, Abdelaziz Beshir, che abitava in quella via, arrivò a piedi. «Se non cancelli le fotografie, chiamo i carabinieri, dacci il telefonino». Ci provarono, i due, inutilmente. Scoppiò la baraonda. Secondo l’accusa, i musulmani strattonarono il postino, lo presero a spintoni, lo fecero cadere a terra. Si formò un capannello di persone. I carabinieri arrivarono davvero, non grazie agli egiziani, ma per gli egiziani identificati e, poi denunciati.


Il postino avrebbe staccato un’ora dopo. Agitato, non tornò in ufficio: interruzione di pubblico servizio. Chi ha investigato, sentì i testimoni e anche le due signore straniere. «Non siamo le mogli, non li conosciamo, se non di vista». Del resto, Soresina non è New York, in paese ci si conosce tutti. Dopo la denuncia, i due egiziani si sono presi il legale. Abdelaziz era già una vecchia conoscenza dell’avvocato Lupinacci che lo aveva difeso per i maltrattamenti alla moglie. Erano sorpresi, convinti di essere nella ragione. Dalla loro, avevano i «precetti» islamici. Al processo, i testimoni hanno raccontato che sì, Abdelmoneim era esagitato, polemico, ma che non fu lui a far cadere scooter e postino. Sarebbe stato l’altro. L’udienza è stata aggiornata al 6 dicembre prossimo, quando l’operaio si difenderà.

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