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LA STORIA

Mamma maltrattata per il cibo, figlio denunciato

La donna, rimasta vedova nel 2018, succube di un marito che aveva problemi con l’alcol, ha denunciato il giovane dopo l'ultima lite per le crocchette. L'avvocato: "Vicenda triste. Bambino messo in comunità a 10 anni perché non erano in grado di occuparsi di lui"

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

15 Giugno 2023 - 18:12

Mamma maltrattata per il cibo, figlio denunciato

CREMONA - Non vedeva suo figlio da otto mesi e mezzo. Da quando, dopo aver tergiversato per tre anni, «perché un figlio non si denuncia», a fine settembre del 2022 il figlio lo ha denunciato ai carabinieri per maltrattamenti: «Mi insulta e mi picchia quasi ogni giorno».

Suo figlio, 24 anni da compiere, la mamma, 55 anni, lo ha rivisto oggi nell’aula di giustizia. Viso pulito, né alto né robusto, il ragazzo ha ascoltato il racconto della madre rimasta vedova nel 2018, succube di un marito che aveva problemi con l’alcol. Un donna fragile, incapace di reagire.

Al di là di come finirà il processo, il capo di imputazione è solo la punta dell’iceberg di una «triste storia familiare», per dirla con l’avvocato Guido Giarrusso, difensore del giovane. La storia inizia nel 2009, quando il bimbo ha 10 anni e la scuola segnala ai servizi sociali che ha «grosse difficoltà».

«I servizi sociali intervengono — spiega l’avvocato —. Verificano che il padre beveva e che la madre era succube del marito».

I servizi sociali suggeriscono ai genitori di fare «un percorso insieme», ma mamma e papà «non collaborano».

Nel 2014, il figlio viene messo in una comunità. Nel 2018 il padre muore. Due anni dopo, compiuti i 18 anni, il ragazzo torna a casa dalla mamma. Torna controvoglia, perché sua madre «non era in grado di accudire né lui né se stessa», prosegue l’avvocato.

Il ragazzo guadagna qualcosa con lavoretti di giardinaggio. La convivenza ha alti e bassi. Gli alti: capita che madre e figlio vadano insieme al bar o al ristorante. I «bassi»: le liti scoppiate per «futili motivi», quasi sempre per il cibo. Proprio così. La mamma acquista alimenti non graditi al figlio e allora «lui urlava, mi insultava: ‘Sei una p ..., madre di ...’ ». Una volta la colpisce «con pugni alla testa » e schiaffi «sul viso», un’altra la spinge contro una porta di vetro, un’altra ancora contro il muro.

«In tre anni di maltrattamenti — racconta la madre —, le liti erano frequenti, quasi tutti i giorni. Magari un giorno andava bene, il giorno dopo era un disastro. Alle aggressioni non reagivo, non ero forte. Gli dicevo: ‘Aiuto, non picchiarmi più, smettila’. Non andavo neanche dai vicini, perché avevo paura».

I vicini sentono. «Mi dicevano che dovevo denunciarlo». A denunciarlo, va dopo l’ennesimo litigio condito di insulti e botte. A scatenarlo sono le crocchette. Il figlio le dà 50 euro per la spesa al market. «Comprami le crocchette». La mamma rincasa senza crocchette: insulti e botte. Il giorno dopo, lei contatta i servizi sociali e poi va dai carabinieri a denunciarlo. Da quel momento, il figlio ha il divieto di avvicinarsi alla madre: 500 metri di sicurezza.

«Da allora non l’ho più visto né sentito al telefono», dice sua madre. Da allora, il figlio convive con la fidanzata, che ha assistito ai litigi e che il difensore porterà a testimoniare all’udienza dell’1 dicembre prossimo.

Il giovane si è trovato un lavoro da operaio. Si è rifatto una vita «e ora è sereno»

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