L'ANALISI
18 Giugno 2023 - 19:45
Micol Parati, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’
CREMONA - «Positiva» l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. «Positiva» la riscrittura del reato di traffico di influenze. «Positive» le maggiori garanzie sulla custodia in carcere prima dell’arresto, perché la misura cautelare «è l’estrema ratio» . «Deludente» la riforma in tema di intercettazioni. E «molto deludente» il fatto che «nonostante le promesse fatte da Nordio in campagna elettorale», siano rimaste in naftalina «riforme significative»: separazione delle carriere, prescrizione e ordinamento giudiziario.
Micol Parati, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’, delinea luci e ombre della prima riforma della Giustizia del governo Meloni licenziata dal Consiglio dei ministri il 15 giugno scorso e a breve depositata alle Camere.
Più garanzie sulla custodia in carcere.
Non si potrà procedere all’arresto in carcere senza prima avere ascoltato l’indagato, salvo casi di urgenza o ragioni ostative, ad esempio se il giudice ritenga vi sia il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove.
«L’introduzione dell’interrogatorio prima dell’applicazione della misura coercitiva del carcere è un evidente segno di tutela della libertà». Parati ha sotto mano gli ultimi dati. «In Italia, il 30% dei detenuti è in misura cautelare contro la media europea del 22%: è evidente che in Italia c’è un abuso della misura, certo non da parte di tutti i giudici».
La riforma prevede che a decidere se arrestare o meno l’indagato, non sarà più un giudice, ma il collegio. Tre teste meglio di una. «Certo, anche se poi nella pratica si vedrà. Perché ciò creerà un problema soprattutto nei Tribunali più piccoli con pochi giudici».
Reato di traffico di influenze. È il reato che punisce chi si offre di fare da mediatore tra gli interessi di un corruttore e quelli di un pubblico ufficiale interessato, senza però che si arrivi allo scambio di denaro: in quel caso scatta la corruzione. «È positiva la modifica. È un reato così ampio e poco specifico. Se io non riesco a capire che tipo di condotta mi viene contestata, ciò contrasta con il principio di tassatività che la Costituzione impone per le norme penali. Più le norme sono specifiche e meglio sono scritte, meglio è».
La stretta sulle intercettazioni. Vietato pubblicare le intercettazioni di indagati, anche se sono state depositate e quindi a disposizione di accusa e difesa, a meno che non siano riportate dal giudice nelle motivazioni di un provvedimento oppure ne sia stato fatto uso durante il dibattimento. «La modifica è limitata per eliminare un problema endemico e non da poco — evidenzia Parati -. La riforma è poco incisiva senza peraltro intervenire sulla tematica principale: la sanzione di quei divieti, che rimane irrisoria e dunque di fatto inesistente».
Contrasto alla violenza di genere. La riforma prevede l’ammonimento d’ufficio per i reati “spia”: percosse, violenza privata, danneggiamento. Non solo: l’ammonimento diventerà un’aggravante del reato, anche se la vittima è diversa da quella che ha fatto la segnalazione e per cui il soggetto è stato ammonito. «La riforma ha ben poco di garantista. L’aggravante pesa nel processo, è una anticipazione della condanna. Io sono per la tutela delle vittime, ma se cominciamo a travalicare i principi della Costituzione, se ci limitiamo alla ‘pancia’, non va bene».
Le riforme mancate. «Noi chiediamo la terzietà del giudice e, quindi, la separazione delle carriere — sottolinea Parati —. Non è che nello specifico i giudici vadano a braccetto con i pm, non è così, ma in alcuni casi la terzietà è a rischio. Perché rischiare? I magistrati hanno sempre le loro tutele. Il fatto è che da parte della magistratura vi è sempre l’idea che con la suddivisione delle carriere, i pm vengano sottoposti all’esecutivo. Ma nessuno ha mai fatto questa proposta, nessuno lo ha mai detto».
Question time.
«Le riforme ci arrivano addosso — prosegue Parati —, cambiano radicalmente i modi di affrontare i processi». Se ne parlerà il 28 giugno alla tavola rotonda su ‘Processo penale e riforma Cartabia’: organizza la Camera Penale della Lombardia Orientale —ne è presidente l’avvocato Maria Luisa Crotti — con la collaborazione della sezione di Cremona. Appuntamento alle 15 a Santa Monica, sede dell’Università Cattolica. Interverranno il giudice Pierpaolo Beluzzi, coordinatore della sezione Gip-Gup, il giudice Francesco Panchieri, il sostituto procuratore Alessio Dinoi, la professoressa Roberta Casiraghi, docente di Procedura penale presso l’UniCatt di Piacenza, l’avvocato Laura Negri, segretario della Camera Penale di Cremona e Crema, e l’avvocato Andrea Cavaliere, responsabile della scuola distrettuale della Camera penale della Lombardia Orientale (patrocinio dell’Ordine degli avvocati). I relatori si confronteranno sui «problemi pratici nell’interesse di tutti», toghe e avvocati. Parati si dice «molto soddisfatta per l’adesione immediata dei magistrati».
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