L'ANALISI
20 Aprile 2023 - 11:04
CREMONA - Dai "limiti odiosi al diritto di appellare le sentenze di condanna di primo grado" alle riforme "promesse, ma messe in naftalina" al "più bieco giustizialismo risfoderato". Sono alcune delle ragioni alla base dei tre giorni di astensione (da ieri a domani) dalle udienze promossa dalle Camere Penali Italiane, a cui ha aderito la Camera Penale della Lombardia Orientale ‘Giuseppe Frigo’ (ne è presidente l’avvocata Maria Luisa Crotti). Dell’organismo fa parte la Camera Penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’, presieduta dall’avvocata Micol Parati.
In un duro comunicato, la Camera Penale lombarda spiega i motivi della protesta. "Tante sono le ragioni che sostengono questa scelta e tutte, come sempre, focalizzate sull’interesse dei cittadini e non sul corporativismo di categoria".
Fatta la premessa, nel ‘manifesto’ si spiega che "nonostante l’apprezzato impegno del ministro della Giustizia, nessuna delle questioni messe sul tappeto dai penalisti italiani è stata accolta e risolta. Perdurano limiti inaccettabili al diritto di appellare le sentenze di condanna in primo grado".
Limiti "odiosi, perché investono i soggetti più deboli della nostra società: coloro che sono stati assistiti da difensori d’ufficio e i senza fissa dimora". Ed ancora, "le riforme promesse e, in alcuni casi, già approvate sull’ordinamento giudiziario sono state messe in naftalina e così pure la separazione delle carriere".
Per i penalisti, inoltre, "si è risfoderato il più bieco giustizialismo, promettendo a destra e a manca più galera per tutti; si è scelto di appesantire il 41bis e il regime delle ostatività, sono state introdotte nuove figure criminose con scelte e modalità di criminalizzazione che, se non fossero tragiche, sfiorerebbero il ridicolo".
Altro motivo: "Si sono espresse parole in libertà nei confronti delle detenute madri o in gravidanza addirittura arrivando a proporre quale soluzione della questione dei piccoli innocenti in carcere, l’esproprio ex lege dei bambini".
I penalisti accusano: "Non è questo il modello di giustizia liberale e democratico che il paese merita, non è questo il quadro costituzionale di riferimento per le nuove incriminazioni, non è questo il sistema delle pene che la nostra Costituzione e le convenzioni internazionali hanno cristallizzato".
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