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GIUDIZIARIA

Violentarono una 15enne e la costrinsero a prostituirsi, sì all'estradizione in Grecia dell'albanese detenuto a Ca' del Ferro

La Corte d’Appello di Brescia ha accolto l’istanza dell’autorità giudiziaria ellenica di estradare il 30enne arrestato a Cremona. L'avvocato Curatti ricorre in Cassazione: «Le loro carceri sono disumane»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

07 Giugno 2023 - 19:43

Prostituzione, giro di vite sulla Caorsana

CREMONA - A settembre di un anno fa, il Consiglio d’Europa aveva denunciato le condizioni di vita nelle carceri della Grecia: «Un affronto alla dignità umana». È, questo, uno degli argomenti spesi dall’avvocato per evitare l’estradizione di un albanese di 30 anni, arrestato a Cremona dalla Squadra Mobile lo scorso aprile, ricercato dalla magistratura greca nell’ambito di una indagine su una violenza sessuale ai danni di una ragazzina di 15 anni.


Ieri, la Corte d’Appello di Brescia ha accolto l’istanza dell’autorità giudiziaria ellenica di estradare lo straniero detenuto nel carcere di Cà del Ferro. L’avvocato, Luca Curatti, sta valutando il ricorso in Cassazione. I tempi sono strettissimi: 10 giorni. Scadranno il 16 giugno prossimo. In Grecia, l’uomo è indagato, con altre dodici persone, per tratta di esseri umani, sfruttamento sessuale di minorenni e pornografia minorile. Presunta vittima del branco, una ragazzina di 15 anni.


Nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla polizia ellenica, l’albanese e i complici connazionali con uno stratagemma l’avrebbe convinto la quindicenne a recarsi ad Atene per ricongiungersi con il fidanzato, favorendo così il suo ingresso clandestino nel Paese. Arrivata in Grecia, nel dicembre del 2014 la quindicenne avrebbe subito violenza sessuale e sarebbe stata costretta a prostituirsi per oltre un mese.

L'avvocato Luca Curatti


A inizio aprile di quest’anno, il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia aveva allertato i colleghi della Squadra Mobile di Cremona per verificare la presenza dell’albanese in provincia, e ciò in quanto dagli accertamenti è emerso che il 30enne avesse familiari nel Casalasco. Nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di arresto europeo. Dopo giorni di ricerche e monitoraggio delle sue frequentazioni, i poliziotti del commissario capo Marco Masia lo avevano rintracciato a Cremona e bloccato. Dopo l’identificazione in Questura, accertata la sua identità, l’albanese era stato portato in carcere. 


All’udienza di due giorni fa in Corte d’Appello, il difensore ha contestato la natura e la fondatezza del provvedimento della magistratura Greca. E ha puntato il dito contro «il degrado» delle carceri elleniche, «degrado che non si trova neanche nelle carceri della Colombia, a Bogotà». Il difensore si è rifatto alla denuncia del Consiglio d’Europa sulle «cattive condizioni di detenzione, sulla violenza tra detenuti, le gravi carenze di personale e l’inadeguatezza dei servizi sanitari». Sono alcuni dei problemi messi in evidenza nel rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa.

Il rapporto era stato stilato a seguito delle visite del Comitato in cinque carceri greche nel corso di due settimane, alla fine del 2021. Nelle settimane in cui sono avvenute le visite, «la Grecia aveva 11.182 detenuti per 10.175 posti, il tasso di occupazione era quindi del 110%». Inoltre, su 34 istituti penitenziari, 24 sono sovraffollati e 15 presentano un tasso di occupazione superiore al 130%. Il CPT aveva evidenziato i progressi compiuti nel garantire l'assistenza medica ai detenuti, ma rimanevano numerosi problemi legati all’accesso alle cure (mancano ‘indagini approfondite sui decessi in carcere') e alle attività finalizzate al reinserimento nella società dei detenuti».


Il governo greco, in risposta al rapporto, aveva accolto le raccomandazioni del Consiglio d’Europa, impegnandosi a aumentare i trasferimenti dei detenuti dalle carceri sovraffollate per combattere il fenomeno. Nel 2018 la Corte Europea dei diritti dell’Uomo condannò la Grecia per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione (divieto di trattamenti disumani e degradanti) con riferimento alle condizioni di sovraffollamento dei detenuti nel carcere di Patrasso. 

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