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CREMONA

Padre anziano maltrattato dalla figlia, dopo 5 mesi si rivolge ai carabinieri

Insulti e minacce rendono un incubo la vita del papà 80enne, che viene ospitato dai vicini: «Si è portata a casa uno e ha cominciato a chiedermi soldi, io non glieli davo. Mi insultava. Avevo paura a stare in casa»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

29 Maggio 2023 - 19:34

Alcool alla guida causa due gravi incidenti

CREMONA - «Mia figlia non la voglio più in casa. Avevo paura, mi ha minacciato e mangiato fuori tutti i soldi». Il padre va per gli 80 anni. Abita al secondo piano di un condominio. Per quasi 5 mesi, lo hanno ospitato i vicini di casa, nella loro abitazione al sesto piano. A dicembre del 2021, l’anziano papà, vedovo, si rivolse ai carabinieri. Erano passati cinque mesi da quando la figlia si portò a casa «uno e ha cominciato a insultarmi, a minacciarmi. Lui non lavorava, lei lo manteneva. Mia figlia mi chiedeva soldi, io non glieli davo e mi diceva: ‘Sei un padre di m…, non li dai a me, ma alle puttane, sei un rincoglionito’. Io avevo paura a stare in casa».


La casa: un appartamento con due camere da letto, due bagni, il soggiorno e la cucina. «Non dormivo più a letto, ma sul divano in sala, ma anche per terra, perché avevo paura. In casa tenevano la musica ‘spianata’ fino alle due di notte, lei veniva con le lattine di birra e bottiglioni di Bonarda. Quando ci incrociavamo in corridoio, mi dava degli spintoni con il gomito. Una volta mi ha ha lanciato lo stendino sull’avambraccio».


Tutte dichiarazioni riversate nel verbale del processo a carico della figlia accusata di aver minacciato il padre nell’appartamento dove «da quando si è portata in casa quel tizio», i litigi erano continui. «Sentivo che lui diceva a mia figlia: ‘Meglio che tuo padre muoia’. Lei andava a prendere il metadone, beveva, in casa l’ho trovata ubriaca. Sì, ogni tanto le ho dato dei soldi: 20 mila euro in tutto. Né grazie né prego, non glieli ho più dati e allora mi insultava. Io lì in casa non potevo più stare. Non ce la facevo più». Una mattina di gennaio 2022, i carabinieri bussarono ai vicini del sesto piano. «Potete ospitare il signore?». Doveva essere una soluzione tampone: due, tre giorni, non di più. È rimasto quasi cinque mesi, «ma le bollette, le utenze del mio appartamento ho continuato a pagarle io, non mia figlia», ha raccontato il padre che in casa ci tornò una volta per prendersi il cambio d’abiti e i suoi effetti personali.


«Sua figlia e il compagno continuavano a litigare, urlavano di notte. Trattavano male il signore: insulti, minacce — ha confermato la vicina che ha ospitato l’anziano —. Più che raccontare, in casa nostra lui piangeva. La figlia gli chiedeva soldi. Quando ancora vivevano insieme, la sentivo dire al padre: ‘Bastardo, crepa’». Nel condominio, la vita era diventata impossibile per via delle urla della figlia contro il padre. «Diversi condomini ce l’avevano con la figlia che dava segni di squilibrio», ha confermato l’amministratrice del condominio. In quel periodo ci fu un andirivieni di forze dell’ordine.


Alle 2 e 40 di notte del 20 novembre 2021, arrivò un equipaggio della polizia. «Il papà aveva segnalato una lite in atto tra la figlia e il compagno brasiliano. Il papà era turbato», ha detto il poliziotto. Nei confronti della figlia (difesa d’ufficio dall’avvocato Gianluca Pasquali), la sentenza sarà emessa il 28 giugno prossimo. «Io ora sono tornato a vivere nella mia casa. Mia figlia non l’ho più vista, non so neanche dove stia. L’avevo sentita due volte: una volta mi ha chiamato per il compleanno, un’altra quando ero uscito dall’ospedale. Ci ero andato per il cuore, mi mancava il respiro. Mi ha chiesto: ‘Come stai?’. ‘Grazie a Dio, bene’».

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