L'ANALISI
29 Maggio 2023 - 19:00
CREMONA - “jackson_ncl”, il suo profilo su Instagram. All’anagrafe è Beniamin Nicolae, 21 anni ad agosto, nato in Romania, residente a Cavatigozzi, un lavoro come operaio in un’azienda di Cremona. Suo cugino si chiama Darius Feraru, 19 anni, definito «il boss». E poi c’è un terzo minorenne. Sono i «bulli» che il 22 giugno di un anno fa, caricarono sull’auto un ragazzino di 15 anni, studente delle superiori. Lo tennero in scacco per un’oretta. Lo portarono in campagna. Darius gli diede una man di botte. Pretendevano soldi: 300 euro. La scusa? Un debito per droga fatto da un altro ragazzo, ma doveva pagarlo lui che quei tre violenti non sapeva neanche chi fossero.
Processati con l’abbreviato, i due maggiorenni oggi sono stati condannati dal gup a 2 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno per tentata estorsione. Feraru era accusato anche di lesioni al quindicenne: lo prese per il collo, lo schiaffeggiò ripetutamente, gli diede colpi alla nuca e calci alle gambe. Quattro giorni di prognosi e gli strascichi del terrore. Arrestati dalla Squadra Mobile, dopo otto mesi ai domiciliari, i due da oggi sono liberi (Nicolae era difeso dagli avvocati Monica Fassera e Alessandro Vezzoni; Feraru dall’avvocato Guido Priori). Per il terzo della banda, il processo è in calendario al Tribunale per i minori di Brescia.
Il quindicenne non c’era oggi in a Palazzo di giustizia. C’era il suo papà accompagnato dall’avvocato Paolo Bregalanti. Il 22 giugno, suo figlio tornò a casa e raccontò l’incubo in cui era finito senza sapere il perché. La tentata estorsione e le botte prese quel giorno erano, infatti, solo la punta di un iceberg. Di continui ricatti e minacce che spinsero il ragazzino - terrorizzato - a rubare in casa soldi - 500 euro il totale - e un anello d’oro della madre.
È andata così, secondo chi ha indagato. Quel giorno fu organizzata la spedizione punitiva. Attraverso il profilo Istragram, Nicolae mandò un messaggio minaccioso alla vittima: «Io tra 5 minuti sono lì, non vai a casa, mi aspetti. Sono stato chiaro? ». ‘Lì’ era nei pressi di un bar. Il quindicenne fu caricato in auto. Fu portato nei pressi del cimitero di Sospiro. I “baby” banditi lo obbligarono a scendere e a sedersi a terra. L’estorsione: «Devi darci 300 euro» («per asseriti debiti di droga altrui», è scritto nel capo di imputazione). La minaccia: «Se non ci dai i soldi, ti portiamo a Cremona e a casa non ci torni più». Il quindicenne fu malmenato.
Tentata estorsione, perché la vittima i soldi non li aveva. Rincasato, il ragazzino raccontò tutto ai suoi genitori. Il padre prima lo accompagnò in ospedale, poi in questura dove fece denuncia. Partì l’indagine. I poliziotti della Squadra Mobile sentirono numerose persone informate sui fatti, analizzarono «le scie telematiche» degli indagati e tennero sotto controllo i loro profili social. Raccolti tutti gli elementi, ai primi di ottobre, il gip firmò l’ordinanza di custodia cautelare. Uno finì in carcere, l’altro si era dato alla macchia. La Squadra Mobile si mise in contatto con le forze di polizia europee. Il giovane fu localizzato in Romania. Il 20 ottobre si presentò spontaneamente alla caserma dei carabinieri di Cremona e fu messo agli arresti domiciliari.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris