L'ANALISI
CREMONA: I DANNI DELLA BUFERA
26 Maggio 2023 - 05:00
Le transenne che sono state posizionate nei pressi del parapetto crollato per consentire il transito in sicurezza di pedoni e ciclisti
CREMONA - Colpito da una pianta durante il violento nubifragio del 4 luglio 2022, il ponte sul Morbasco attende ancora di essere sistemato. E attenderà a lungo. Inaugurato nel 1855, infatti, il ponte è caratterizzato dai parapetti con le decorazioni zoomorfe in ghisa, delfini intervallati da tridenti e ancore, che, secondo alcuni, simboleggerebbero i fiumi del nostro territorio. E proprio sul parapetto meridionale si è abbattuta una grande pianta, distruggendolo e danneggiando anche le decorazioni in ghisa che l’architetto Michele de Crecchio attribuisce al fabbro Beniamino Ghilardotti. Nel frattempo, il transito in sicurezza di pedoni e ciclisti è garantito da alcune transenne.
Insomma, si parla di un’opera architettonica tutelata e il progetto di restauro e consolidamento dovrà essere approvato dalla competente Soprintendenza. Che potrà prendere una decisione solo dopo aver ricevuto un dettaglio preciso sia degli interventi, sia dei costi e sia degli esecutori individuati. Ma per ora siamo molto lontani da questo step. «Per il momento — spiega l’assessore Simona Pasquali — la progettazione non è ancora iniziata e abbiamo fatto una valutazione preliminare del danno. Che non è da poco e gli uffici comunali hanno stimato un costo per il restauro pari a 350mila euro. L’intervento è stato anche inserito nel Piano delle opere pubbliche, ma non è finanziato».
Pesa anche il fatto che dei 2,1 milioni di euro di danni causati dalla tempesta del 4 luglio, dal Governo non era arrivato nemmeno un euro di risarcimento. Oltre al percorso articolato e complesso, il vero ostacolo, infatti, è la mancanza dei fondi necessari. «Siamo nelle condizioni — spiega Pasquali — di dover dare delle priorità nell’uso delle risorse e dobbiamo privilegiare le partite strategiche per cui il Comune deve mettere un cofinanziamento per poter usare i fondi di Pnrr e bandi regionali e ministeriali. Dovendo postare queste risorse, per il momento non restano fondi liberi per altre cose».
La buona notizia è che tutte le parti del ponte e tutte le decorazioni sono state recuperate. Secondo De Crecchio «i simboli raffigurati sono due: il delfino che nella tradizione mitologia greca è uno degli dei delle acque e un oggetto metallico di difesa o di attacco: in alcuni casi un tridente, in altri un’ancora. E questo è un elemento della tradizione decorativa del primo Ottocento quando il neoclassico stava lasciando il posto all’eclettismo e al liberty, la linea sinuosa e floreale».
Il ponte è stato edificato dove il Morbasco attraversa il viale. Poco più avanti, dove oggi c’è la Coop, nel corso d’acqua che va a finire nel Po all’altezza del Mento, si getta la Cremonella, che si distacca dal Naviglio Civico e scorre nel sottosuolo arrivando da via Bissolati.
Al di là delle decorazioni suggestive, il ponte è un pezzo di storia di Cremona. Progettato da Vincenzo Marchetti, risale al 1854. L’inaugurazione è dell’anno successivo e nel giugno 1857 viene collaudata la nuova strada ‘Passeggio al Po’. La zona è ritratta in un quadro del pittore Felice Giuseppe Vertua. Qui pochi anni fa venne abbattuto il platano di viale Po sulla cui corteccia una mano pietosa aveva inciso una croce e una data: 14 aprile 1889. La data ricorda una brutta storia di violenza, un femminicidio diremmo oggi. Proprio dal parapetto del ponte, infatti, 133 anni fa Giuseppe Manara detto Bàbila, facchino giornaliero appena uscito di prigione, aveva buttato giù nelle acque del Morbasco la moglie Cesira Ferrari, lavoratrice nella vicina filanda di Stefano Groppali, brutalmente accoltellata.
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