L'ANALISI
25 Maggio 2023 - 05:10
Mario Daina, segretario del Circolo Pd di Casalmaggiore
CASALMAGGIORE - «La candidatura di Luciano Toscani è una scorciatoia politica che non fa parte del metodo del Partito democratico». Mario Daina, segretario del Circolo Pd di Casalmaggiore, è lapidario e diretto nel commentare la ‘ridiscesa in campo’ dell’ex sindaco che, nei giorni scorsi, in un incontro organizzato dal Listone, ha dato la sua disponibilità per la corsa al municipio.
«Noi guardiamo ai cambiamenti che ci sono stati negli ultimi anni, soprattutto gli ultimi due, e cerchiamo il rinnovamento del nostro circolo. Per questo motivo, e quindi per coerenza, a settembre durante il congresso della sezione mi dimetterò da segretario e non mi candiderò nel 2024». «Il Pd ha un difetto: crediamo nel ruolo del partito e le scelte vanno fatte dopo aver ascoltato gli iscritti. Si chiama ‘democrazia’».
La lunga volata per le amministrative del 2024 è ufficialmente partita e piani piano le forze politiche di Casalmaggiore si stanno muovendo per affrontare al meglio le urne. «Abbiamo sancito, anche per le prossime comunali — prosegue Daina — la nostra alleanza con Rive Gauche. Questo non significa chiudere la porta in faccia a nessuno, ma significa che il Pd non subirà le decisioni altrui. Toscani si sveglia dopo quattro anni e proclama il ‘verbo’ su cui chiede acclamazione. Per noi non funziona così».
«Noi stiamo cercando un altro metodo di lavoro, legittimati dal nuovo corso che Elly Schlein ha impresso al Pd. Noi partiamo dalla memoria e dal futuro che coniughiamo con un forte e profondo spirito di servizio che il Pd di Casalmaggiore ha ritrovato. Tutto questo perché finite le intermediazioni c’è bisogno di ridare rappresentanza e vigore ai corpi intermedi che hanno il polso della situazione e che, anche all’interno del nostro partito, negli ultimi anni sono state scavalcati e messi da parte. Mi riferisco non solo ai circoli, ma a tutta l’organizzazione del partito. Noi invece vogliamo ripartire dall’ascolto e dalla rappresentanza, perché, adesso, siamo in grado di offrire una linea politica che arriva da un congresso nazionale unito e guidato da una donna del nuovo millennio, non legata quindi alla vecchia politica».
L’idea del Pd di Casalmaggiore è quindi chiara e precisa: guardare con maggior attenzione a sinistra, all’associazionismo, al mondo del volontariato e meno al centro; stilare prima il programma elettorale, poi scegliere le persone che condividiamo in pieno il programma e siano al contempo portatori delle nuove istanze che stanno prepotentemente emergendo dalla società. E in quest’ottica si può leggere anche l’inaugurazione della nuova sede di via Cairoli che sarà fatta il 17 giugno.
«Quello che ci interessa oggi — conclude Daina — è che a Casalmaggiore sia riconosciuta una precisa identità politica del Pd che derivi da un documento che tracci il percorso da qui alle prossime elezioni. La discussione politica non si deve ridurre al ‘con chi vai?’ che denota solo interessa e potere, ma agli elettori dobbiamo proporre figure nuove e non di 15 anni fa. Il mondo è cambiato, ora serve il nuovo, l’inclusivo, figure che possano intercettare la rigenerazione politica a culturale del partito. Noi siamo il contrario di Toscani, e se le prerogative sono queste credo non ci sia spazio per il dialogo. Vogliamo evitare gli errori fatti, come quella fatta con il Listone che da alleati sono diventati la stampella della maggioranza. L’allargamento del nostro schieramento deve partire invece dal quel 60% di elettori che non hanno votato alle recenti elezioni. Adesso partiamo con tre mesi di incontri e confronti, senza escludere nessuno, ma è giunto il momento di impostare un percorso diverso».
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