L'ANALISI
23 Maggio 2023 - 18:23
CREMONA - È fissato ad ottobre il processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Brescia nei confronti di Carlo Mosca, 50 anni, medico cremonese, ex primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, l’1 luglio di un anno fa assolto - con formula piena - dall’accusa di omicidio volontario di due pazienti Covid morti nel marzo del 2020, in seguito alla somministrazione di Succinilcolina e Propofol, farmaci letali se non associati all’intubazione. Assolto, Mosca, dopo più di 500 giorni agli arresti domiciliari nella villetta di Persichello.
Il pm Federica Ceschi, che aveva chiesto la condanna a 24 anni di reclusione, ha impugnato la sentenza emessa dal presidente della Corte d’Assise, Roberto Spanò, il quale aveva anche disposto di trasmettere gli atti al pm nei confronti degli infermieri Michele Rigo e Massimo Bonettini, gli accusatori del primario, per i giudici i suoi calunniatori. «Tesi, supposizioni e sospetti hanno costituito la linfa vitale che ha cristallizzato un’accusa calunniosa di omicidio, tanto più infamante in quanto rivolta ad un medico, ossia ad una persona avente vocazione salvifica e non certamente esiziale».
E ancora, «tra le carte processuali è rimasta impressa ampia traccia dell’incedere limaccioso ‘a tandem’ del Rigo e del Bonettini, che hanno orchestrato una manovra di accerchiamento in danno del primario, arrivando persino a costruire prove false per comprometterne in modo irrimediabile la posizione», è scritto nelle 104 pagine di motivazione della sentenza di assoluzione. Per i giudici, Mosca fu inchiodato ai domiciliari dal «subdolo agire», dallo «stratagemma calunnioso», dalla «macchinazione» dei due infermieri.
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