L'ANALISI
CREMONA
23 Maggio 2023 - 16:07
CREMONA - La lite per il tubetto del dentifricio, un’altra per l’albero di Natale, un’altra ancora per il vestito di Carnevale. Litigi con urla «di brutto», spintoni, tirate di capelli, schiaffi, calci. E pensare che «all’inizio era un uomo dolce e affettuoso». Michele, l’ex compagno, lo è stato fino all’ottobre successivo, quando lui, dipendente di una ditta che stava per fallire, «mi ha proposto: ‘La rilevo io, tu apri la partita Iva’». Da quel momento, «è diventato aggressivo sia con me che con mia figlia. Mi teneva segregata in casa, non potevo vedere nessuno, mi picchiava». Finché il 16 febbraio del 2020 a mezzanotte, Antonella è andata via e con sua figlia si è presentata a casa di un amico. «Puoi ospitarmi? Lui mi picchia».
Aula penale, oggi. Antonella è parte civile. Comincia il pm Andrea Figoni: «Buongiorno, lei ha sporto denuncia, perché ha subito maltrattamenti sia fisici che psicologici anche davanti a sua figlia». La donna racconta di quella relazione cominciata nell’estate del 2019. «L’ho conosciuto attraverso la babysitter di mia figlia e di suo figlio, entrambi nati nel 2012. Dopo un po’ siamo andati a convivere. All’inizio tutto era tranquillo. Io ero rimasta senza lavoro. Lui mi ha proposto di andare da lui: la casa era dei suoi genitori. Ad ottobre del 2019, mi ha proposto di aprire la partita Iva. A novembre del 2019, sono cominciati i maltrattamenti».
Antonella mette in fila gli episodi: «Mia figlia aveva il suo dentifricio, ma lo aveva finito. Ce n’era un altro, ma non le piaceva l’odore. Lui le ha urlato contro, io mi sono messa in mezzo, ho detto alla mia bimba di andare in cameretta. Lui mi ha strattonato, spintonato, mi ha preso per i capelli. La bimba piangeva. Lui con il gomito ha spaccato il vetro della porta. Per evitare il peggio, ho lasciato perdere. Non sono andata in ospedale. Lui mi toglieva le chiavi di casa e della macchina, mi portava via il cellulare mi chiudeva dentro nel timore che scappassi». A dicembre del 2019, «dopo una lite, nel magazzino mi ha preso a calci, schiaffi. Ho provato a chiamare i carabinieri, ma lui mi ha tolto il cellulare. Sono rimasta chiusa in magazzino fino al tardo pomeriggio».
Antonella passa al terzo episodio: Natale «Lui era andato in Sardegna con suo figlio. Io e mia figlia abbiamo fatto l’albero e gli ho mandato delle fotografie. Mi ha obbligato a togliere tutti gli addobbi. ‘È casa mia e devi fare quello che dico io’. Quarto episodio: febbraio 2020. «Mia figlia stava giocando con le calamite del frigorifero. Una si è rotta, lui si è messo ad urlare come un pazzo. L’ha offesa. Le ha dato della ‘mongoloide’. Glielo diceva sempre. L’ho ripreso, mi ha tolto il cellulare». Altro episodio. Carnevale. «Mi ha detto. ‘Tua figlia non si merita vestiti, in quanto sono io che la mantengo’. Mi sono sentita umiliata, mi è spiaciuto per mia figlia».
Antonella si blocca, piange. Il presidente sospende per cinque minuti. Dopo la pausa, riprende il filo. «Mia figlia era intimorita da lui. Lui la riprendeva sempre. Non voleva che le facessi le coccole, mi diceva lui come la dovevo vestire. La offendeva. Lui mi diceva che cosa dovevo fare, se discutevamo mi chiudeva in casa. Non potevo avere rapporti con nessuno. Un giorno in cucina mi ha messo le mani sulla bocca, poi sul collo, mi ha dato calci e mi ha sputato addosso». Quel giorno, Antonella va al Pronto soccorso.
Dopo la presunta vittima, l’amico: «Antonella si è presentata a casa mia a mezzanotte con la bambina. Mi ha raccontato delle violenze inaudite subite. Il giorno dopo l’ho accompagnata a fare denuncia. Sono andato da Michele per chiedergli spiegazioni. Forse per una domanda sbagliata, mi ha picchiato. Sono andato al Pronto soccorso e l’ho denunciato anch’io». Da due anni Michele gli sta addosso. «Mi minaccia di morte, ha tentato di investirmi con la macchina». Assistito dall’avvocato Annamaria Petralito, l’imputato si difenderà il 31 ottobre prossimo.
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