L'ANALISI
21 Maggio 2023 - 05:05
La comunità dei Sabbioni venerdì sera ha partecipato in massa all’incontro nella parrocchiale di San Lorenzo
CREMA - Emozione, tanta. Condita da un’abbondanza di lacrime. Ma anche rabbia e tensione, come accade quando il tema appassiona, coinvolge, sconvolge. La notizia, da noi anticipata nelle scorse settimane, che i frati cappuccini abbandoneranno i Sabbioni entro tre anni, e dopo cinque secoli di presenza, è stata comunicata ufficialmente l’altra sera alla comunità dei fedeli dal vescovo Daniele Gianotti e dal padre Tommaso Grigis. E, benché già al corrente e preparati, i parrocchiani che hanno gremito la chiesa di San Lorenzo non l’hanno presa bene. I discorsi dei religiosi hanno dipinto la triste realtà, spiegato i motivi dell’indigesta decisione e guardato oltre per cercare soluzioni.
«I Sabbioni hanno dato all’ordine dei cappuccini 11 frati – ha affermato padre Tommaso dopo una preghiera iniziale per ricordare la scomparsa avvenuta proprio venerdì di padre Eugenio Perolini –. In cinque secoli di presenza, abbiamo dato e ricevuto tanto. Questa decisione presa dal ministro provinciale dei cappuccini lombardi, padre Angelo Borghino ci amareggia. Alla base c’è la mancanza di vocazioni in Italia e in Europa, mentre nel resto del mondo questo problema non c’è. Nelle chiese ci sono pochi giovani ed è impensabile avere seminari pieni con chiese vuote. Attorno a noi non c’è una cultura di fede».
Per far comprendere il fenomeno, padre Tommaso ha elencato gli ultimi conventi dei cappuccini chiusi in Lombardia; «Sondrio, Lecco, Sovere, Cerro Maggiore, Milano. Ai Sabbioni siamo affezionati; non siamo contenti di andarcene. L’errore da non commettere è di tirare a campare fino alla chiusura. Io, frate Massimiliano, fra’ Pietro e fra’ Daniele vogliamo mettercela tutta fino all’ultimo giorno. Usiamo il tempo anche per avviare un cammino di comunità pastorale con Ombriano». Che il destino sia l’unione delle due parrocchie, lo ha confermato anche il vescovo quando ha parlato di unità pastorale: «I Sabbioni, prima di diventare parrocchia, già facevano parte di Ombriano. Chiediamoci perché mancano le vocazioni. Al provinciale dei cappuccini ho manifestato il mio desiderio che i frati restino ai Sabbioni, magari anche senza dover gestire la parrocchia».
A chi ha usato toni aggressivi, monsignor Gianotti ha risposto: «Queste cose ditele al frati, non sono io che decido. Senza di loro, io avrò un problema in più. Non ho progetti miei sui Sabbioni; il cammino verso il futuro di questa comunità deve essere condiviso». Lucido e razionale il commento di frate Massimiliano Laini: «Viviamo un’epoca di cambiamento, come ha detto Papa Francesco, e ogni cambiamento destabilizza. Dobbiamo guardare a una Chiesa che è più grande dei Sabbioni. Chiudere un convento è un fallimento, ma l’obiettivo non deve essere quello di tenere qui i frati, ma di aprire gli occhi, di agire e di saper vivere il cambiamento».
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