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L'INDAGINE «DOPPIO CLICK»

Melega: 'quadro' strapagato, ma portava contratti milionari

Udienza numero 14 del processo all'imprenditore, accusato di truffe online e reati fiscali. In aula i testimoni della difesa

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

04 Maggio 2023 - 19:31

Melega, il «registra delle truffe online», è a processo

L'imprenditore Marco Melega

CREMONA - Nel 2014, in busta paga prendeva 14mila euro lordi al mese. Nel 2016, 57mila. Uno stipendio più da dirigente, ma lui era un ‘quadro’. Uno stipendio che puzza di bruciato? No. Alla Consulting srl, società che offriva a clienti importanti servizi pubblicitari in cambio di merce, l’imprenditore Marco Melega portava contratti milionari. Fu una sua scelta quella di farsi assumere come quadro nella società con sede a Bussolengo (Verona), gli uffici e il magazzino, la segretaria, il ragioniere, l’addetto all’ufficio stampa con contratto per sei mesi, il «viavai di fornitori».

Eppure, per la Guardia di Finanza la srl era una delle «società cartiere intestate a prestanome», aperte (e chiuse) da Melega con i 600 mila euro rastrellati, dal 2014 al 2018, alla gente truffata in tutta Italia attraverso le vendite on-line. Storia di merce pubblicizzata su sottocosto-online e marashopping, ttraverso martellanti campagne su tv e radio nazionali. Merce a prezzi vantaggiosi, pagata, mai arrivata né rimborsata. È l’indagine ‘Doppio click’ culminata, il 16 luglio del 2019, negli arresti di Melega nella sua villa con piscina a Padenghe sul Garda, del suo braccio destro Cristiano Visigalli, della madre di quest’ultimo, Gabriella Albricci, pensionata-testa di legno della Consulting srl.


Oggi, udienza numero 14, la terza dedicata ai testimoni della difesa Melega. Le accuse: dalla truffa ai reati fiscali. «Noi non abbiamo mai detto che la Consulting non facesse capo a Melega — spiegano gli avvocati Luca Angeleri e Ilenia Peotta —. Figurava come dipendente. Se guardiamo il mondo dell’imprenditoria, ci sono meccanismi così. Melega non compare mai in quasi nessuna società, come il Quadrifoglio dove aveva ha il 95%: il legale rappresentante è un altro, ma chi guadagna è l’operativo. Flavio Briatore non figura in alcuna società, ma porta a casa i soldi. Ci sono molti imprenditori che, alla luce, sono nulla tenenti, ma fanno girare un sacco di soldi».

E di soldi nella galassia pubblicitaria ne girano molti. Nessuna «ombra» sullo stipendio da «quadro» di Melega alla Consulting. Dal 2013 al 2018, la srl è stata cliente dello studio avviato a Busto Arsizio da Sonia Assunta Garbo, consulente del lavoro che preparava le buste paga. «A livello di tassazione, fiscalmente non cambia nulla tra quadro e dirigente. La Consulting non aveva alcun dirigente, ma una serie di dipendenti come Osvaldo Placidi, un altro quadro». Attraverso i testimoni, sottolinea la difesa, «stiamo cercando di spiegare l’ambito in cui Melega si muoveva, i meccanismi».

L’avvocato Luca Angeleri 

Come il barter pubblicitario. «Se io do merce in cambio di spazi pubblicitari, se questa merce la prendo a prezzo di costo e poi la vendo a prezzo di mercato, il margine è enorme. Il meccanismo del barter è venuto fuori adesso, perché in tanti hanno detto che è normale, ma all’inizio, quando si parlava di barter, sembrava una operazione farlocca. È tutto fatturato e tutto regolare», soiega Angeleri.


Ferdinando Magnino è commercialista a Brescia. «Conosco Melega, l’ho assistito per tre società immobiliari e per un problema che ha avuto con Crevit, società che svolgeva il baratto, le aziende si scambiano tra di loro beni e servizi. Un fornitore minacciava il fallimento, Melega ha pagato il dovuto». Magnino è anche socio fondatore della Bexb, la più grande community di baratto (mometa complementare) tra imprenditori in Italia. Melega «vi è entrato come socio di riferimento con il 49% per cento, perché aveva una mole di clienti pazzesca — sottolineano i difensori». Dunque, ci sta lo stipendio da favola alla Consulting.

L'avvocato Ilenia Peotta

«Se io chiudo un contratto per 10 milioni di euro all’anno come Mocauto e lo porto alla Consulting, quelle sono le provvigioni, chiaramente sotto forma di stipendio». La difesa ha rinunciato a sentire Placidi, l’altro «quadro». «Placidi mi disse: ‘Quando portavo in Consulting certi clienti, arrivavo a prendere anche 15-20 mila euro al mese in base al tipo di cliente», racconta fuori udienza l’avvocato Angeleri. Il 13 luglio, a Economymagazine.it, Melega spiegò il circuito BexB. Tre giorni dopo, l’arresto.

«Noi siamo caduti dalle nubi, perché per noi era una persona assolutamente preparata, affidabile e seria», dice Magnino. Capitolo truffe. «Nessuno mette in discussione che le povere persone siano state truffate», ma per la difesa Melega, ‘l’anima nera’ è Visigalli, uscito dal processo con un patteggiamento (dal gup) e dopo aver fatto lo scarica barile: «Io prendevo gli ordini da Melega». Per la difesa, «nascondersi dietro Melega, personalità forte, è facile». Prossima udienza il 18 maggio.

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