L'ANALISI
03 Maggio 2023 - 20:19
CREMONA - Si è pentito e sta risarcendo la vittima: il primo assegno di 500 euro, oggi il secondo di 1.500. E, poi, i bonifici: uno da 2.866, 44 euro, l’altro da 736,21 per un totale, ad oggi, di 5.602, 65 euro. Deve raggiungere quota 10mila euro il 53enne, l’insospettabile vigilantes del CremonaPo arrestato dai carabinieri il 21 settembre scorso per estorsione e violenza sessuale.
Diecimila euro sono la provvisionale chiesta da Michela Soldi, l’avvocato di parte civile della vittima, una giovane donna fragile. «La mia assistita sta meglio, ma continua il suo percorso terapeutico», ha detto. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 18 ottobre prossimo.
A fine agosto, il vigilante sorprese la vittima a rubare una piastra per i capelli (49,90 euro il prezzo) nonostante i soldi lei li avesse nel portafoglio. Commise una stupidata, la giovane. Pagò immediatamente la piastra e rincasò. Più tardi ricevette una telefonata. Era l’addetto alla sicurezza. I dati della giovane li aveva ricavati dal modulo compilato dopo averla sorpresa con la refurtiva. E fu l’inizio dell’incubo.
Per non passare guai ed essere denunciata, il vigilante la ricattò. Con «tono intimidatorio», è scritto nel capo di imputazione, pretese «soldi e sesso per non far partire la denuncia». La chiamò ancora, accampando la scusa che «le cose erano peggiorate». Il 14 settembre le diede appuntamento in una zona industriale vicino al CremonaPo. Le mise paura, la minacciò di poterla fare arrestare, la costrinse a dargli 150 euro. E a compiere atti sessuali in auto.
La vergogna di rivelare ai genitori il furto, spinse la vittima nelle mani di «quel tipo prepotente». Ma dopo quel primo appuntamento, la giovane prese coraggio, raccontò tutto alla madre e al padre, quindi denunciò l’addetto alla sicurezza ai carabinieri. Al Comando si organizzò la trappola.
Mercoledì 21 settembre, la vittima diede appuntamento al 53enne in via Cà del Binda. Lui salì sull’auto di lei, che sotto il sedile aveva nascosto il telefonino per registrare l’incontro. L’audio è agli atti.
«Alza le braccia. Ripeti: ‘Io sono una str…, sono una t… che ha rubato e sono fortunata di aver trovato un coglione come te che è molto buono e me l’ha fatta purgare in questa maniera qua, invece di denunciarmi, perciò sono contenta di …’. Bando alle ciance, perché mi sono rotto i … Dai che oggi ho mal di testa. Io fermo i delinquenti tutto il giorno». Spavaldo lui, terrorizzata lei, che alle sue richieste rispondeva con un filo di voce.
Nell’audio agli atti dell’indagine, l’addetto alla sicurezza si dipingeva come «un buono», un «caritatevole» con i ladri che rubano per fame — «Gli do io 5 euro» —, un moralista con i ladri «come te» che, pur avendo i soldi, rubavano magari «per noia». Lui la intimoriva: «Stai zitta, stai zitta, sennò veramente finisce male».
E la costrinse a dargli altri 50 euro. La perquisì, le ordinò di ripetere oscenità e lei, paralizzata dalla paura, le ripeteva a bassa voce. «Bando alle ciance, perché mi sono rotto i ... Devi essere convincente... Sono stufo, chiudiamola».
Il giorno dell’arresto, all’appuntamento trappola i carabinieri erano pronti a intervenire. Lei spalancò la portiera. Lui: «Dove vai, dove vai?». Nell’audio si sente la ‘sgommata’ dell’auto dei militari. Incubo finito.
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