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CREMONA

Soldi e sesso per non denunciare il furto, arrestata guardia giurata di un centro commerciale

La vittima dell'estorsione e della tentata violenza sessuale è una giovane donna che aveva rubato una piastra per capelli ed era stata bloccata dal 53enne e poi ricattata. La difesa: nessuno le ha puntato la pistola, si è proposta lei

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

23 Settembre 2022 - 14:03

Soldi e sesso per non denunciare il furto, arrestata guardia giurata di un centro commerciale

CREMONA - Ha preteso dalla vittima soldi e sesso per non denunciarla per un tentato furto di una piastra per capelli commesso presso un centro commerciale della città.

Il primo pomeriggio del 21 settembre i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Cremona sono intervenuti nella flagranza di reato e hanno arrestato per estorsione, tentata violenza sessuale e violenza privata un cittadino italiano di 53 anni, guardia giurata di un centro commerciale del capoluogo.

I FATTI

La vicenda ha preso avvio quando a fine agosto una 29enne si era recata presso l'Ipercoop di Cremona e aveva deciso di impossessarsi di una piastra per capelli del valore di 50 euro. Aveva tentato di lasciare l’esercizio commerciale passando attraverso l’uscita senza acquisti, ma era stata fermata da un vigilante del negozio.

Accompagnata in una stanza, la donna aveva ammesso il furto e si era resa disponibile a pagare il prodotto per non avere conseguenze di carattere penale tenuto conto che non lavora e che è alla ricerca di un’occupazione e la denuncia le avrebbe precluso questa possibilità.

La guardia giurata le ha concesso di pagare, ma aveva tenuto copia del suo documento e il suo numero di telefono. E da quel momento è iniziato l’incubo della vittima.

Quello stesso giorno l’ha contattata al telefono spiegandole che comunque lui aveva tre mesi di tempo per denunciarla, ma dicendole anche di stare tranquilla e che avrebbe potuto risolvere tutto rendendosi disponibile nei suoi confronti. Dopo diversi giorni, a metà settembre, l’ha chiamata nuovamente e le ha chiesto di incontrarsi in un luogo appartato della periferia della città e le ha detto di non dire nulla a nessuno.

Durante questo incontro, avvenuto in macchina, l’uomo le ha preso il telefono e lo ha spento. Poi le ha detto che aveva fatto dei viaggi per spiegare ai suoi capi la vicenda del furto, che voleva un rimborso di 150 euro e che doveva fare tutto ciò che lui le avrebbe chiesto.

La ragazza era terrorizzata, ma per risolvere la situazione ha dovuto accettare le richieste. Ha consegnato la somma e l’uomo le ha fatto ripetere delle frasi in cui lei lo ringraziava per il suo interessamento nella vicenda del tentato furto e desiderava avere un rapporto sessuale con lui.

Terminato l’incontro la giovane donna, scioccata e sconvolta, ha raccontato tutto alla madre che le ha consigliato di denunciare la vicenda ai carabinieri, cosa che ha fatto.

Alcuni giorni dopo il 53enne è tornato alla carica e in una telefonata le ha detto che doveva essergli grata per quanto lui stava facendo per lei e che doveva essere sempre a sua disposizione per quello che lui le chiedeva, dicendole anche che a breve avrebbero dovuto incontrarsi nuovamente.

Nel frattempo i carabinieri di Cremona avevano dato inizio alle indagini e avevano identificato l’autore dei fatti. Il 53enne ha incalzato la vittima dandole un appuntamento per il pomeriggio del 21 settembre e la donna si è presentata in caserma per comunicarlo immediatamente ai militari, riferendo anche che era sua intenzione aderire all’invito perché aveva già detto all’uomo che questo sarebbe stato l’incontro che avrebbe chiuso definitivamente i loro rapporti.

Il primo pomeriggio del 21 settembre la donna è stata contattata dal 53enne che le ha dato l’appuntamento in un luogo isolato fuori città e la donna ha deciso di recarsi all’incontro.

I carabinieri della Sezione Operativa hanno quindi organizzato un apposito servizio e numerosi militari in abiti civili hanno seguito l’auto della donna pronti a intervenire nel momento opportuno. La donna, sapendo che l’uomo le avrebbe fatto spegnere il cellulare, ha nascosto un secondo telefono sotto un sedile in modo da poter registrare le conversazioni dell’intero incontro.

Presentatosi all’incontro, l’uomo è salito sull’auto della donna, ha preso il suo cellullare e lo ha spento Ma il secondo cellulare stava registrando tutto. Quindi, il 53enne le ha chiesto 50 euro e di ripetere alcune frasi denigratorie, intimandole di avere un rapporto sessuale con lui. La donna ha consegnato i 50 euro all’uomo, ma alla richiesta di prestazione sessuale è scesa dall’auto.

I carabinieri stavano già intervenendo e hanno bloccato l’uomo mentre stava scendendo dal mezzo e, capito cosa stava succedendo, ha lasciato cadere la banconota da 50 euro nel vano portaoggetti del veicolo, credendo di non essere visto.

I militari a quel punto lo hanno fermato e hanno tranquillizzato la donna che era evidentemente spaventata e in un forte stato di agitazione.

Accompagnato presso la caserma di Cremona, è stato dichiarato in arresto per estorsione, tentata violenza sessuale e violenza privata. Il denaro è stato restituito alla vittima e il 53enne è stato successivamente accompagnato presso il carcere di Cà del Ferro. Questa mattina l’arresto è stato convalidato.

Da parte dei militari della Sezione Operativa di sono in corso ulteriori indagini per accertare se l’uomo, in passato, ha tenuto condotte analoghe nei confronti di altre donne.

IL DIFENSORE

Una vita con la divisa da guardia giurata, la fedina penale «pulitissima», la società per cui lavora che lo ha mandato in giro: Genova, Milano. Da due anni e mezzo era fisso all’Ipercoop. Una compagna e una figlia, in carcere da due giorni non fa che disperarsi il 53enne. Ha continuato a piangere nell’ora e mezza di interrogatorio di garanzia, oggi davanti al gip Pierpaolo Beluzzi e al pm Andrea Figoni, perché «mai avrebbe immaginato di finire» in gattabuia «per 150 euro, soldi che la ragazza gli ha offerto per ringraziarlo di non averla denunciata». E «per quel rapporto orale in auto che gli è stato offerto dalla ragazza. Il mio assisto dice di non averle puntato la pistola. Il suo errore? ‘Ho sbagliato, non riesco a capacitarmi del perché mi sia fatto travolgere, ma lei si è proposta. Avrei dovuto capire che stava succedendo qualcosa di sbagliato, ma io non l’ho forzata assolutamente’. Durante l’interrogatorio ha continuato a piangere e scusarsi».

L'avvocato Walter Ventura che difende la guardia giurata


Walter Ventura, l’avvocato che assiste la guardia giurata, parte dall’inizio, dal giorno del furto. «I dati della ragazza, il mio assistito non se li è fatti dare, ma servivano per compilare un modulo della Coop. I furti al di sotto dei 50 euro non vengono denunciati, ma verificano se la persona che ha rubato è socia della Coop, se ha la tessera. In tal caso si viene cancellati dai registri». Secondo la verità della guardia giurata, «dopo venti minuti, mezz’ora dal furto, la ragazza è ritornata. E in questo ritorno - precisa il legale —, ha nuovamente continuato a scusarsi. Non sapeva come ringraziarlo per il fatto che non venisse sporta la denuncia. Non c’è stata, quindi, alcuna telefonata del mio assistito alla ragazza. Lei è ritornata». L’avvocato spiega che tra la guardia giurata e la 29enne «ci sono stati due incontri» e che «in entrambi, la ragazza ha registrato tutto. Il mio assistito sostiene che nel primo incontro, la ragazza gli ha fatto capire che per ringraziarlo ancora, si rendeva disponibile ad un rapporto orale che c’è stato. In entrambi gli incontri, lei avrebbe potuto allontanarsi senza nessun problema. Lui si dispera. Dice che in quella situazione avrebbe dovuto spiegarle che non avrebbe in alcun modo fatto proseguire la vicenda del furto in negozio. ‘Avrei dovuto fermarmi prima, avrei dovuto capire che stava succedendo qualcosa di sbagliato’.

Parla di «incongruenze», il difensore. «Questa ragazza ruba, poi paga, va via, poi ritorna. Al primo incontro registra tutto. In questo momento il mio assistito è disperato, non smette un secondo di piangere. ‘Dopo una vita di lavoro, mi licenzieranno, nessuno mi assumerà più. Pensare che tutto questo ‘vada per aria’ per 150 euro e per un rapporto che non ho rifiutato’». Il pm Figoni ha chiesto che l’uomo resti in carcere. «Ritiene che esista il pericolo di reiterazione del reato — prosegue il difensore — ma il mio assistito non ha rapporti diretti con la ragazza e, chiariamolo bene, non la incontrerà più. Io ho chiesto che venga rimesso in libertà e in seconda istanza i domiciliari presso la madre che risiede a Brescia». Il gip ha deciso: l'uomo resta in carcere.

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