L'ANALISI
02 Maggio 2023 - 18:34
CREMONA - Il suo biglietto da visita su Linkedin: «Faccio crescere costantemente negli anni il patrimonio finanziario dei miei clienti». La foto di lei e, per sfondo, l’ottocentesco palazzo Zuccari Casati in via Colletta. Qui, anni fa, hanno preso casa un appartamento di lusso Cristina Pedrabissi, 55 anni, ex funzionaria di banca alla Credem, e suo marito Maurizio Merlini, 61 anni, lui (fonte Linkedin) «profumiere presso Olmo Patrizi Fragranze». Dallo scorso dicembre, l’appartamento è finito nel maxi sequestro — poi confermato dal Tribunale del Riesame a gennaio di quest’anno effettuato dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine su una presunta truffa aggravata ai danni di due ricche e anziane sorelle nate nel 1930 e nel 1932, poi decedute, clienti della ex funzionaria di banca.
Per Pedrabissi e suo marito, il pm, Francesco Messina, ha chiesto il rinvio a giudizio. E lo ha chiesto anche per le ultraottantenni mamme della coppia e per la figlia di lui nata dal primo matrimonio. L’ex bancaria è accusata di truffa aggravata e di autoriciclaggio, il marito di ricettazione e autoriciclaggio, la suocera e la madre di riciclaggio, la figlia di ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. I fatti contestati riguardano un arco di tempo di dieci anni. L’udienza preliminare si terrà il 19 luglio prossimo. Indagine complessa, nata da tre esposti.
Una delle sorelle, dieci anni prima aveva perso il figlio. La fidanzata era rimasta in ottimi rapporti con lei. Quando la ‘suocera’ è morta, si è accorta che il patrimonio era stato spolpato. Da qui, l’esposto. Il secondo lo ha presentato la persona nominata erede dall’altra sorella. Il terzo la Credem, dove Pedrabissi, la laurea in Economia e Commercio, Matematica finanziaria (110/110), ha iniziato a lavorare nel 2007, diventando ‘Senior Private Banker’. Secondo le Fiamme Gialle, lei avrebbe approfittato della solitudine delle anziane sorelle, sue clienti, e delle loro precarie condizioni di salute.
Proprietarie terriere, le presunte vittime non masticavano di finanza: si sarebbero fidate della Pedrabissi, che le avrebbe indotte ad aprire conti correnti, sottoscrivere polizze vita con beneficiaria lei stessa o i suoi familiari. Le carte dell’inchiesta raccontano di conti correnti che la bancaria avrebbe aperto a Milano. Ma anche di bonifici e assegni circolari per pagare acquisti personali, falsificando le loro sottoscrizioni in calce ai documenti bancari. Secondo l’accusa, l’ex funzionaria, operando direttamente sui conti correnti delle vittime, anche attraverso Internet, avrebbe procurato a se stessa, al marito e ai familiari l’ingiusto profitto ai danni delle due sorelle.
Per chi ha indagato, «la minuziosa ricostruzione dei movimenti bancari e delle operazioni finanziarie che sarebbero state indotte dalla funzionaria di banca alle due anziane, i numerosissimi prelevamenti di denaro contante avrebbero avuto l’effetto di sottrarre loro la disponibilità di una somma superiore ai 2 milioni di euro, somma poi confluita sui conti correnti o comunque bella disponibilità della bancaria e dei suoi familiari e poi oggetto di successivo trasferimento-investimento in quote sociali e nell’acquisto di immobili, beni e oggetti di lusso».
Le Fiamme Gialle hanno sequestrato 24 immobili tra terreni e fabbricati, l’appartamento di via Colletta, ville e un’azienda agricola, conti correnti ed investimenti finanziari, due Rolex e una Harley Davidson per un valore che supera i due milioni di euro, ovvero l’equivalente del «tesoretto» che sarebbe stato sottratto alle presunte vittime. «Per quanto riguarda la figlia, non rinvengo alcun elemento che possa confortare l’accusa. Per quanto riguarda la madre ultraottantenne della signora Pedrabissi, mi riservo di esporre in sede dibattimentale qual è stato il suo ruolo in questa vicenda», ha detto il difensore, l’avvocato Paolo Bregalanti. Marito e moglie e la madre di lui sono assistiti dagli avvocati Ernesto Belisario e Stefano Aterno di Roma. Di «operazioni ordinarie», parla Bregalanti. Gli imputati si difenderanno.
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