L'ANALISI
08 Marzo 2023 - 19:05
La Guardia di Finanza ha gestito l'indagine sui fondi distratti alla Onlus
CREMONA - Uniti per la Provincia di Cremona oggi ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento sulla distrazione di circa 300 mila euro, il denaro versato dai cremonesi alla onlus costituita il 13 marzo del 2020 — in piena emergenza pandemica — dalle principali realtà imprenditoriali del territorio, per finanziare gli ospedali di Cremona, Crema e Casalmaggiore in affanno. Ed ancora, attraverso il legale che l’assiste, l’avvocato Roberto Guareschi, la onlus rappresentata dal presidente pro tempo Mirko Signoroni, ha chiesto di chiamare in causa quale responsabile civile tre società: la Verisure Italy srl, la Logistic Trading srl e la Nineteen H2= Srls.
Il gup, Giulia Masci, deciderà all’udienza del 12 aprile prossimo, quando si riaccenderanno i riflettori sull’indagine della Guardia di Finanza coordinata da un pool di pm, tra cui il pm Davide Rocco oggi in udienza preliminare. Indagine shock che racconta di bonifici, di accrediti e prelievi in simultanea, di soldi riciclati e finiti anche su conti esteri — Inghilterra e Bulgaria — di fatture false emesse per operazioni inesistenti. Storia di forniture per tamponare l’emergenza sanitaria, ma solo sulla carta, mentre Cremona e i paesi della provincia versavano lacrime per i moltissimi morti ucciso dal Covid-19, mentre nelle corsie degli ospedali, medici e infermieri tentavano di salvare vite, rischiando di morire.
Dal caso è giù uscito Renato Crotti, l’ex dipendente di Finarvedi messo a gestire la onlus: il 10 novembre scorso ha patteggiato 3 anni e 4 mesi di reclusione, patteggiamento concordato con il pm nella fase delle indagini preliminari e accolto dal gip Elisa Mombelli. Per gli investigatori, Crotti era l’insospettabile che «disponeva i pagamenti tramite i bonifici, distraendo le somme dal conto corrente della onlus di cui aveva effettiva disponibilità». Secondo l’accusa, braccio destro di Crotti era Attilio Mazzetti, 37 anni, natali a Soresina, domicilio a Crema, un passato da gestore di locali, all’epoca dei fatti agente o venditore della Verisure Italy (lo difende l’avvocato Gianandrea Balzarini).
Mazzetti, il «reclutatore» di imprenditori amici che secondo le Fiamme Gialle, avrebbero prestato il fianco e avuto il loro tornaconto. Imprenditori come il coimputato Cristiano Bozzoli domicilio a Pizzighettone, titolare della New Syriuos. Bozzoli vendeva stufe, ma si prestò a figurare come colui che preparò 750 pasti caldi per una cooperativa. E quando gli indagati sospettarono che la Finanza li stava smascherando, per «metterci una pezza» Bozzoli — che vendeva caldaie — fece la spesa, si mise ai fornelli e in quattro e quattr’otto sfornò pasti caldi.
Ma «la frittata» era già fatta. Imprenditori come i coimputati Massimo Tilli, romano, amministratore di fatto della Nineteen H2O srl. O come i coimputtai milanesi Rodolfo Orsini e Biagio Pellizzeri, 65 e 52 anni, amministratori della Logistic Trading srl. Per l’accusa, sarebbero «i partecipi» dell’associazione a delinquere, con il promotore Mazzetti che avrebbe gestito i rapporti con gli stessi, emesso fatture false nei confronti di Uniti per incassare i pagamenti, riciclato denaro attraverso conti esteri anche «simulando con false fatture l’esistenza di controprestazioni».
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