L'ANALISI
30 Aprile 2023 - 10:39
CREMONA - «Ero avvilito, nella barca entrava acqua come in un cestino del pane, l’ho lasciata lì, ma verrò a prenderla». La sua delusione la esprime in un italiano stentato François, il navigatore solitario, nocchiero, armatore e costruttore della barca andata alla deriva sul Po e recuperata da Armando Catullo già da quasi 10 giorni. Il battello è ancora ormeggiato dietro al Bodinco e ogni tanto Catullo deve svuotarla dall’acqua del fiume che penetra dalle sconnessioni del fasciame in legno.
«Sì, l’ho costruita io, pezzo per pezzo, ma qualcosa è andato storto, mi spiace», ammette. François vive a Ginevra, nella Svizzera francese, e ieri ha contattato telefonicamente, dalla città elvetica, i navaroli che si sono occupati della sua barca in questi giorni, che mediante l’addetto alla conca di Isola Serafini gli avevano fatto avere un numero di cellulare.
«Sono desolato, ringrazio chi ha recuperato la mia barca e chiedo scusa se non mi sono fatto vedere o sentire — spiega François — ma ero così avvilito che, ormeggiata la barca piena d'acqua, me ne sono tornato a casa. È mia intenzione recuperarla, ma ditemi come fare, le vostre rive sono altissime, servono sette o otto uomini per poterla sollevare».
Al navigatore solitario è stato spiegato che al mandracchio esiste uno scivolo proprio per queste operazioni, basta avere un carrello-rimorchio e di uomini ne bastano due. Molto probabilmente lo svizzero-francese verrà a recuperare la barca ‘fantasma’ tra giovedì e venerdì.
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