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L'ultimo saluto a Silvio Ceresini: “Un burbero dal cuore d’oro”

Il ricordo del fratello Maurizio. Ad accogliere il feretro è stato il parroco don Claudio Rubagotti: "Ci ha lasciato con l’abito del suo lavoro”, vestito da chef, quale era sempre stato

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

21 Aprile 2023 - 14:33

L'ultimo saluto a Silvio Ceresini: “Un burbero dal cuore d’oro”

CASALMAGGIORE - “Un burbero dal cuore d’oro”. Così Maurizio Ceresini intitolerebbe un ipotetico tema su suo fratello Silvio, scomparso a 65 anni, di cui sono state celebrate questa mattina le esequie nel Duomo di Santo Stefano. Lo ha detto, al termine della funzione, Matteo Malinverno, leggendo il ricordo scritto dal parente dello chef. Ampia la partecipazione al rito funebre.

Ad accogliere il feretro è stato il parroco don Claudio Rubagotti. “In queste circostanze è importante esserci fisicamente e per questo è bello vedere tanta gente intorno a Silvio”, ha detto il sacerdote nell’omelia, stringendosi “a mamma Tersilla, alla moglie Rosanna, ai figli Sabrina e Michele, al fratello Maurizio, agli altri congiunti. Sappiamo quanto avete sofferto la malattia di Silvio”.

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Il parroco don Claudio Rubagotti

Silvio che “ci ha lasciato con l’abito del suo lavoro”. Vestito, cioè, da chef, quale era sempre stato. “Ora siamo qui per accompagnarlo in un altro passaggio, che potrebbe sembrare una favola”, nel racconto cristiano della vera vita che inizia dopo la morte. “Ma il lutto è lutto”, anche se per chi crede chi ci lascia continua a esistere.

“Il vuoto c’è, per chi resta, e questa è una garanzia che questa persona è insostituibile. Ed è giusto sentire questo vuoto, è terribile e bello allo stesso tempo, come terribile e bello è l’amore vero. Le vostre lacrime, dunque, sono sane, perché non possiamo anestetizzare il dolore, ma possiamo illuminarlo”, con la fede. Don Claudio ha poi fatto un parallelismo con il racconto evangelico di Gesù che sulla spiaggia del mare di Tiberìade dà indicazioni ai discepoli su come pescare, consentendo di recuperare una grande quantità di pesci da cuocere sulla brace insieme al pane, da mangiare tutti insieme.

“Quante volte Silvio ha fatto in modo che i suoi clienti si trovassero bene. Gesù non si accontenta di darci il suo pesce e il suo pane, ma chiede a noi di mettere qualcosa da condividere. Immaginiamo allora Silvio, vestito da cuoco, a cucinare con il Signore, sulla spiaggia della vita”.

Nel ricordo finale, il fratello Maurizio si è rivolto a Silvio: “Tu non hai mai pensato a te stesso, ma piuttosto a ciò che ti girava intorno, saltando nettamente il tuo essere io a favore degli altri. Tu che dall’età delle prime scuole elementari avevi già deciso quale fosse il tuo futuro. Ti chiedevano: Silvio, che cosa farai da grande? E con assoluta sicurezza rispondevi: il cuoco! E tuo fratello: il cameriere! E’ così è stato. Così abbiamo iniziato il nostro percorso professionale, sempre insieme, tranne qualche breve periodo di mia formazione via da qui. Sei stato sicuramente una eccellenza nel tuo lavoro e questo non lo dico io che sono di parte, ma tutte le persone che hanno avuto la possibilità di provare la tua arte. Quell’arte espressa con carattere a volte, tante volte, arrivando ad essere ruvido, ma se ne eri convinto, non hai mai ceduto al compromesso, fin che trovavi la soluzione giusta”.

Ha concluso Maurizio: “Con te mio caro Silvio se ne va un pezzo di cuore e una delle poche e ultime punte di diamante della ristorazione del nostro territorio. Concludo facendo mia una frase di Sant’Agostino, che le persone che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo. Tutti noi qui presenti e non ti abbiamo stimato e ti porteremo nel cuore per sempre”.

Un applauso affettuoso ha accolto questo ultimo saluto, prima della benedizione conclusiva.

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