L'ANALISI
15 Aprile 2023 - 17:42
TORRE DE’ PICENARDI - «Un piccolo folletto di Dio nella sua veste talare». Così oggi pomeriggio il vescovo Antonio Napolioni ha definito don Giancarlo Bosio, per 37 anni guida pastorale a Grontardo, scomparso all’età di 92 anni. Il presule, durante l’omelia, ha detto di aver chiesto un parere al vescovo Dante Lafranconi sulla definizione di don Bosio «e anche lui è d’accordo. Dio sempre più ha bisogno di folletti così, non ha bisogno di pezzi grossi, non ha bisogno di discorsi complicati, non ha bisogno di chi sbatte il pugno sul tavolo. Magari – ha continuato monsignor Napolioni — qualche volta l’avrà fatto anche lui, quando come parroco doveva guidare una comunità, ma credo l’abbia fatto sempre con quella simpatia per Dio e per gli uomini che deve caratterizzare ogni ministro della Chiesa».
Il vescovo era affiancato sul presbiterio dal parroco di Torre don Claudio Rossi, che ha letto il Vangelo, da monsignor Lafranconi, da don Gianpaolo Maccagni e da una decina di altri sacerdoti. Gremita la chiesa di Sant’Ambrogio e folta la delegazione giunta da Grontardo. Nei primi banchi, i parenti del defunto. Napolioni ha detto di aver conosciuto don Giancarlo «solo questi ultimissimi anni. Non posso dimenticare la luce dei suoi occhi, piccoli, vispi, trasparenti, pronti a saltare, come saltava lui, per alcune cose che gli riempivano il cuore: lo sport, ricordare i suoi ragazzi, lo studio, parlando della sua tesi di laurea, la sua ricerca sul ministero di un vescovo importante nei secoli passati, la cultura e la preghiera. Al termine dei nostri incontri, tirava fuori una passione nel modo di pregare semplice, ma potente». Monsignor Napolioni ha ricordato che don Bosio «è stato un prete con tanta istruzione, ha anche insegnato, ma questo ha aumentato in lui la semplicità e questo è uno dei segreti della fede».
Il vescovo ha anche ricordato che don Giancarlo «non aveva paura di andare in tonaca sul tetto anche all’ultimo minuto prima dell’arrivo del vescovo, se c’era qualche coppo da rimettere a posto. Su questo ha eredi illustri anche qui a Torre (un riferimento a don Claudio, abilissimo nei lavori manuali, nda). Quindi la specie dei folletti, state tranquilli, non è finita e io chiedo a don Giancarlo di suscitare nel cuore anche dei ragazzi di oggi e di domani la stessa fantasia e la stessa obbedienza al mandato del Signore. C’è bisogno più che mai di chi possa portare il Vangelo, con il cuore colmo dell’allegria che può suscitare, nelle scuole, nelle case o nel mondo. Un mondo che ha bisogno di preti umili, semplici, entusiasti e generosi. Grazie don Giancarlo, continua a farci del bene e noi ti ricorderemo con gratitudine e affetto». Al termine, la sepoltura a Pozzo Baronzio.
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