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CREMONA. IL PROCESSO

Doping, l’ex poliziotto: «Ho imparato la lezione»

Il pm chiede 2 anni e 6 mesi per Catapano, l’ex assistente capo con l’ossessione per i muscoli

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

13 Aprile 2023 - 21:03

Doping, l’ex poliziotto: «Ho imparato la lezione»

CREMONA - «Sono appassionato di bodybuilding. I farmaci dopanti non li ho né ceduti né commercializzati. Erano per uso personale. Questa passione magari mi ha portato a fare qualche leggerezza». Magari in palestra ha fatto una sorta di colletta tra chi aveva la sua stessa passione, «per un acquisto in comune, ma non ho guadagnato nulla. Sono pentito. Mi dispiace di aver dato un grosso dispiacere ai miei genitori, sono stato sospeso dal servizio, ho capito la lezione, temo per il processo». Ad uno scritto (dichiarazioni spontanee) consegnato dall’avvocato Luigi Calabrese al giudice, ha affidato il suo pentimento Vincenzo Catapano, 51 anni, natali a Napoli, l’ex assistente capo in servizio nella sala operativa della Questura accusato di aver commercializzato farmaci dopanti, acquistati attraverso canali non ufficiali, di ricettazione, di aver detenuto ai fini di spaccio il Nandrolone, uno steroide anabolizzante inserito dal 2010 nelle tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, e di accesso abusivo ai sistemi informatici.

La pm oggi ha chiesto di condannare l’ex assistente capo a 2 anni, 6 mesi di reclusione e a 7 mila euro di multa, ma di assolverlo dall’accusa di ricettazione.

La richiesta è arrivata a cinque anni dall’indagine ‘Good Drugs’ (‘Buone droghe’ ) che il 4 dicembre del 2018, martedì, portò Catapano agli arresti domiciliari, buttato giù dal letto all’alba dai colleghi della Squadra Mobile. Nel frigorifero di casa, gli investigatori trovarono e sequestrarono confezioni di anabolizzanti non commercializzati in Italia, ma all’estero, «trovati dal Catapano attraverso canali anomali», ha sostenuto la pm. Farmaci che il poliziotto avrebbe poi venduto a gente che frequentava la sua stessa palestra. La prova? Per l’accusa è in alcuni messaggi estrapolati dal telefonino del poliziotto. «Ne hai ancora?» «Quanto?» «110». E tra i messaggi sono spuntate anche le richieste di Viagra e cialis, farmaci «per i quali ci vuole la prescrizione medica», ha rimarcato il pm. «Ho capito bene? Viagra? Non sono nel capo di imputazione», l’ha bloccata il giudice.

catapano

Vincenzo Catapano

«E’ provata la detenzione di sostanze dopanti, ormoni della crescita e altri farmaci da qualificarsi come sostanze stupefacenti, perché sono state sequestrate. Per la cessione a diversi soggetti conosciuti in palestra non ci sono dubbi. E non è in discussione nemmeno l’accesso abusivo ai sistemi informatici per poter accedere a notizie di reato. Usava le sue password e le sue credenziali per accedere e scoprire se lui stesso fosse sottoposto a procedimento penale. Accesso abusivo con l’aggravante della qualità di pubblico ufficiale», ha detto la pm.

Cinque anni fa, ai domiciliari non finì solo Catapano, ma altri due frequentatori della palestra, accusati in concorso, di aver ceduto ad altri atleti amatoriali le sostanze dopanti, già usciti dall’indagine ‘Buone Droghe’ con una condanna e un patteggiamento in udienza preliminare.

La richiesta di condanna per l’ex poliziotto passato dai domiciliari all’obbligo di firma, sospeso dal servizio e tornato nella sua Napoli, è arrivata dopo tre anni di un processo andato avanti a singhiozzo, caratterizzato da numerosi rinvii per la irreperibilità di alcuni testimoni, per le citazioni naufragate e la mancanza di prove delle avvenute citazioni.

«Non si tratta di commercio», ha ribattuto l’avvocato Calabrese, che al giudice ha chiesto di assolvere Catapano «perché il fatto non sussiste».

«Non c’è stato commercio di queste sostanze», ha detto il legale, che ha evidenziato più d’una «lacuna investigativa». Come la mancanza di una perizia mirata ad accertare il principio attivo dei farmaci. «Non c’è certezza su che tipo di sostanze fossero. Sulla scatola c’era scritto Nandrolone. Ma siamo sicuri fosse proprio quello?». Insomma, «l’etichetta» non è una prova.
L’avvocato Calabrese ha prodotto una recente sentenza sul doping del tribunale di Milano, che ha escluso la configurabilità della ricettazione nel caso di acquisto di anabolizzanti per uso personale, ossia non allo scopo di alterare le prestazioni agonistiche durante una gara sportiva. «Qui nessuno partecipava a gare».

La sentenza sarà pronunciata il prossimo 27 aprile.

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