L'ANALISI
CONSORZIO AGRARIO: DIMISSIONI FORZATE
06 Aprile 2023 - 21:46
CREMONA - Lunedì 11 maggio 2015. Paolo Voltini, presidente provinciale di Coldiretti e del Consorzio Casalasco del Pomodoro, arricchisce il suo palmarés con l’elezione a presidente del Consorzio Agrario. E da subito mostra i muscoli. «Fa pulizia» dei dipendenti assunti dalla precedente gestione.
«Clima di intimidazione», «palese minaccia», «palese violazione dei minimi diritti dei dipendenti»: lo scrivono i giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Brescia nelle 25 pagine di motivazione della sentenza di conferma della condanna (inflitta dal gup di Cremona il 5 novembre 2021, processo in abbreviato) a 4 anni e 6 mesi di reclusione per il presidente Voltini, 50 anni. L’accusa è di estorsione aggravata, di aver costretto — sotto ricatti — i Ersilio Colombo e Paolo Ferrari a firmare la lettera di dimissioni, minacciando di licenziarli e di trascinarli in Tribunale per un buco di 800 mila euro. Voltini è stato condannato alle pene accessorie: interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese per 4 anni e sei mesi. Ed è stato condannato a risarcire 20 mila euro di danni (una provvisionale) sia a Colombo, parte civile con l’avvocato Luigi Lupinacci, sia a Ferrari, parte civile con l’avvocato Luca Matteo Vinciguerra.
Il caso «licenziamenti estorti» vede un’altra condanna, ridotta a 2 anni e 4 mesi di reclusione per Tullo Soregaroli, dipendente di Coldiretti, consulente del presidente Voltini, con il quale è stato condannato a risarcire, pro quota e in solido, i danni a Colombo.
Al Consorzio Agrario, Colombo è assunto l’1 ottobre 2013 quale addetto vendite delle macchine agricole.
Mercoledì 1 luglio 2015, il neo presidente Voltini lo convoca, a sorpresa, nella sala riunioni. C’è anche Soregaroli. Con «tono perentorio», il numero uno del Consorzio Agrario intima a Colombo di rassegnare le proprie dimissioni per via di quel buco nel bilancio. Sul tavolo c’è una cartelletta di colore blu. Voltini gli dice che lì dentro ci sono i documenti, le prove. Colombo chiede spiegazioni.
«Ricordo che chiedevo di aprire quella cartelletta, ma Voltini fisicamente, mettendoci una mano sopra, la teneva chiusa, ripetendo: ‘Se la vedi parte tutto in automatico’». ‘Partono’ le azioni disciplinari. Colombo chiede «legittimamente» di potersi consultare con il proprio legale. Voltini gli impedisce di uscire dalla sala riunioni, si para davanti alla porta. E gli sottrae il telefono aziendale sul tavolo. «Tu da qua non esci. Se lo fai (usare il telefonino ed uscire) ricordati che parte tutto in automatico, pensa alla tua famiglia, alla tua casa, alla tua carriera per i danni che hai procurato. Ti prendiamo tutto e non avrai più la possibilità di avere più un lavoro nel tuo settore, quindi firma le dimissioni subito e senza preavviso e chiudiamo la faccenda».
«Intimorito dalle minacce del presidente», Colombo scrive la lettera di dimissioni sotto dettatura di Soregaroli. Dalla sala riunioni, esce «emotivamente provato». Chiama il direttore generale Paolo Nolli e scopre che il pugno di ferro, il presidente Voltini lo aveva già usato con Ferrari, dirigente del settore macchine assunto al Consorzio nel giugno 2013.
Mercoledì 17 giugno 2015. Ferrari deve incontrarsi con Nolli e Voltini per discutere di un nuovo fornitore che si è proposto al Consorzio Agrario. All’appuntamento si presenta solo il presidente Voltini che lo invita a seguirlo in sala riunioni. Gli requisisce il cellulare aziendale che ha appoggiato sul tavolo e gli intima di dimettersi. «C’è una pratica alta così», gli dice, indicando la cartelletta. «Ti trascino in Tribunale, ti chiediamo 800/900mila euro di danni. Ti mangiamo fuori la casa e tutti gli averi». Ferrari vuole guardare i documenti, parlare con il suo legale. Voltini glielo impedisce. «Non ti faccio più lavorare». Gli mette sotto il naso un foglio di dimissioni già compilato. Ferrari lo sottoscrive.
Anno 2019. Ad aprile, il palmarés di Voltini si arricchisce: è il nuovo presidente di Coldiretti Lombardia. Il 3 maggio successivo esplode il caso ‘licenziamenti forzati’ con la querela di Colombo. A chi ha indagato, spiega perché ci ha messo quattro anni a presentare denuncia e perché non si era rivolto al giudice del lavoro. Colombo aveva paura di Voltini, «perché sapevo che aveva un certo tipo di amici e di frequentazioni». In quegli anni, Colombo rimane a piedi, convinto che Voltini abbia messo «un veto» su di lui.
Chi indaga sente altri ex dipendenti del Consorzio Agrario. Confermano: «Voltini voleva fare pulizia».
Il 3 maggio del 2021, Voltini viene rieletto presidente del Consorzio Agrario: è al suo terzo mandato consecutivo.
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