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Paullese, la rotta verso il raddoppio: Milano più vicina

Aperta in estate la superstrada tra la Muzza e la rotatoria di Paullo. Le due corsie anche verso Zelo Buon Persico: il progetto avanza

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

05 Aprile 2023 - 05:00

Paullese, la rotta verso il raddoppio: Milano più vicina

CREMONA - Saranno mesi decisivi per il raddoppio della Paullese, o meglio per il suo completamento, che avvicinerà il territorio provinciale a Milano. In attesa di capire che fine farà la realizzazione del secondo ponte a Spino d’Adda per il quale mancano all’appello ben 17 milioni di euro, è in discussione in questi giorni Città metropolitana e Regione hanno assicurato che la riqualificazione del tratto milanese dell’ex statale prosegue a ritmo sostenuto.

Già per l’estate dovrebbe essere aperta la porzione di superstrada tra il canale della Muzza e la rotatoria di Paullo che porta al casello autostradale della Tangenziale est esterna milanese. Lo ha confermato il consigliere regionale Matteo Piloni, che ha anche fornito ulteriori informazioni sul proseguimento del cantiere, compresa quella relativa alla progettazione del raddoppio tra la stessa rotonda della Teem e il comune lodigiano di Zelo Buon Persico. Questa porzione della riqualificazione consentirà di eliminare l’ultimo semaforo – il t-red, che in questi anni è costato molto caro ai pendolari – che si frappone tra il Cremasco e San Donato Milanese.

«Massima attenzione deve essere data al raddoppio della Paullese – sottolinea l’esponente cremasco del Pd –: mentre il cantiere in corso nel tratto milanese prosegue e vedrà aperto il tratto tra la Muzza e la Teem in estate, si prevede anche la conclusione dell’intero secondo lotto del raddoppio entro fine anno». Significa che anche la porzione di superstrada tra il canale Muzza e l’attuale tratto raddoppiato è ormai giunta in dirittura d’arrivo. Viene così sostanzialmente rispettato il crono programma indicato omrai un anno fa dall’assessore regionale ai Trasporti e Infrastrutture Claudia Maria Terzi, nel sopralluogo effettuato sul cantiere.

«Rimane sul tavolo la necessità di perseguire con determinazione la tratta tra la Teem e Zelo Buon Persico – prosegue Piloni – la cui progettazione sarà messa a gara entro l’anno. Soprattutto vanno focalizzati gli sforzi sul tratto tra Zelo e il ponte di Spino d’Adda compreso, che è la parte ancora oggi più delicata». Nel frattempo, va colta positivamente la volontà dell’assessore regionale ai Trasporti Franco Lucente la volontà di puntare sulla mobilità dolce. A tal proposito si inserisce il progetto di rete ciclabili portato avanti da tutti i comuni cremaschi, e su questo sarà importante aprire un dialogo con la Regione».

Resta aperta anche la questione dei due semafori di San Donato Milanese, vero incubo delle migliaia di pendolari cremaschi e cremonesi che ogni giorno si avventurano sull’ex statale, e sistematicamente sono in balia delle code. Senza l’eliminazione di questi due ostacoli, anche con l’intera Paullese raddoppiata ci sarebbe comunque un effetto imbuto che continuerebbe a creare ingorghi. Da anni si parla di soluzioni per bypassare i due incroci, ma Comune di San Donato e Città metropolitana non sono mai arrivati a mettere a terra progetti finanziati.

Tutto il territorio provinciale trarrebbe notevoli vantaggi dal completamento del raddoppio dell’ex statale, non solo chi va fisicamente a lavorare a Milano o nell’hinterland, ma anche le aziende cremonesi e cremasche che sono sempre più interconnesse con la metropoli. Accorciare i tempi di percorrenza significa favorire gli investimenti nel territorio provinciale, migliorare la qualità della vita dei pendolari. Azzerare le lunghe colonne che ogni mattina e ogni pomeriggio si formano sull’ex statale vuol dire anche diminuire l’inquinamento atmosferico prodotto dal traffico.

IL NODO DEL PONTE DI SPINO

Dall’annuncio del presidente provinciale Mirko Signoroni, arrivato in piena campagna elettorale per le regionali del febbraio scorso, sono trascorsi due mesi senza che nulla si sia mosso. Quella mattina, in comune a Crema, il sindaco di Dovera lasciò di sasso i colleghi primi cittadini dell’Area omogenea cremasca. Disse chiaro che l’ultima stima dei costi di raddoppio del ponte della Paullese sull’Adda a Spino era passata da 21 a 38 milioni di euro. Un incremento di 17 milioni da imputare essenzialmente ai costi delle materie prime, schizzati alle stelle dal 2021 ad oggi.

Il progetto del secondo manufatto, risalente al 2014 e poi adeguato in base alle richieste del ministero dell’Ambiente, prevede un impalcato in gran parte in acciaio. Sul mercato mondiale questa lega ferrosa ha raggiunto prezzi folli, cosa che si ripercuote sui costi di costruzione. C’è chi, come il sindaco di Spino d’Adda Enzo Galbiati, ha subito chiesto che Regione e governo diano l’assoluta precedenza al raddoppio del ponte. Insomma, garantire i 17 milioni di euro mancanti anche a discapito di altri cantieri provinciali legati ad interventi sulla viabilità. Secondo il progetto la costruzione dovrebbe avvenire in alveo, a monte dell’attuale manufatto.

Comprende anche la riqualificazione del vecchio ponte asburgico, che diventerà transitabile solo per pedoni e ciclisti e per i mezzi agricoli di chi ha terreni su entrambe le sponde del fiume Adda. Sarebbero autorizzati al passaggio anche i veicoli del parco Adda sud. Previste una serie di compensazioni ambientali e di interventi sulla viabilità spinese. Con il raddoppio del ponte si metterebbe fine anche all’attuale imbuto nel punto in cui la superstrada torna a una corsia per ogni senso di marcia. Qui negli ultimi anni si sono verificati numerosi incidenti, alcuni anche mortali.

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