L'ANALISI
CREMONA. IL GIORNO DOPO L'INCIDENTE
04 Aprile 2023 - 15:43
Gianpaolo Bedeschi
CREMONA - «Telefoni nella borsa. E borse in terra. Grazie Gianpy», campeggia sulla lim della classe 4 A informatica del Torriani, una classe considerata un po’ agitata, ma che Gianpaolo Bedeschi sapeva prendere, motivare, interessare, in una parola aveva conquistato i suoi ragazzi, anche se era al Torriani solo da settembre.
Sguardi increduli e abbassati, ma una naturalezza e disponibilità al racconto che fanno capire che la botta è ancora troppo calda e sembra solo che il professor Bedeschi - docente di matematica rientrato da Francoforte dopo anni di insegnamento all’estero - sia assente per questioni familiari e non perché il destino se l’è portato via, a 62 anni.
Il prof stava probabilmente tornando dal supermercato con la spesa, e all’imbocco di via Bergamo in direzione Migliaro, ha tentennato, svoltando a destra e perdendo l’equilibrio. Secondo i testimoni sarebbe caduto, si sarebbe rialzato, quando è arrivato il camion che lo ha investito.
Anche la sorella Chiara insegna al Torriani: il cordoglio e la stima dei colleghi è palpabile in sala insegnanti, ma si preferisce la riservatezza e tenersi per sé il ricordo di quel docente arrivato a settembre che aveva subito saputo farsi amare da colleghi e studenti.
«Ho lavorato con Gianpaolo all’Anguissola, facevamo insieme l’orario – racconta la preside del Torriani, Roberta Mozzi -. Era una persona riservata, curiosa, disposta ad incontrare gli altri e a mettersi in discussione, ma soprattutto dotata di un senso dell’ironia e dell’umorismo sottile e intelligente, una chiave d’accesso per entrare in sintonia con i colleghi e i ragazzi».
Le parole di Roberta Mozzi trovano immediatamente riscontro nei volti, negli occhi dei ragazzi, in Jonathan che dice «se ne è voluto andare nel giorno del mio compleanno». E poi Deni Zeka osserva: «Era giusto e amava insegnare la matematica, è riuscito a farcela piacere, dopo tre anni non proprio intensi – racconta -. Nel primo quadrimestre siamo riusciti a fare un sacco di cose, sapeva i nostri limiti e adeguava le sue lezioni alle nostre possibilità, ma senza fare sconti. Era uno in gamba».
Riccioli neri, sguardo vivace Mohamed Khabhraoui racconta ridendo e abbassando gli occhi: «Mi diceva, si è attivato il neurone. Ad un certo punto della lezione, capitava che il prof si fermasse e dicesse: ragazzi non c’è feeling. Non sentiva la nostra presenza, ci voleva partecipi e attivi».
E qualcuno osserva: «Con lui non volava una mosca, c’era un silenzio bestiale. Lo stimavamo. Alla fine della lezione ci diceva: ragazzi non fate arrabbiare i colleghi».
Non nasconde commozione neppure Riccarda Gavazzi, collega di italiano che ricorda: «Gianpaolo era uno di quei docenti che sanno fare non solo il mestiere, ma conoscono le strategie per entrare in contatto con i ragazzi, avendo a cuore l’aspetto educativo – racconta -. Per non dare le spalle ai ragazzi mentre spiegava e scriveva formule, usava una telecamerina sul computer inquadrando gli appunti che poi proiettava sulla lim, in questo modo i ragazzi vedevano la spiegazione e lui li guardava in faccia. Ma al di là di questo controllo, Gianpaolo sapeva trovare strategie per ogni ragazzi con un unico obiettivo: trasmettergli la passione per la matematica».
All’ingresso della quarta A Chimica Materiali c’è il cartello: «Arrivederci Prof. Bedeschi per sempre nei nostri cuori». Col camice bianco, in laboratorio gli studenti dell’indirizzo Chimica materiali sono gli uni stretti agli altri, c’è chi si fa coraggio, a parlare è Vanessa Contini, rappresentante di istituto, che commenta: «Stentiamo a credere che il prof. Bedeschi non avesse preso la ciclabile, ma perché? – si chiede la ragazza -. Era uno molto rispettoso delle regole, non uno rigido, ma uno che sapeva che c’erano dei paletti da rispettare a scuola come altrove per il bene di tutti. Era uno bravo che sapeva insegnare, sapeva fare il suo mestiere e lo faceva con passione, quella che ti contagia».
C’è chi poi racconta: «Teneva a noi. Ad un certo punto quando ha visto che in classe non c’erano né un orologio né un crocifisso, li ha portati. Per lui dovevano esserci e così è stato. L’abbiamo conosciuto a settembre, ci ha subito conquistato. Ci mancherà, domani vorremmo andare sul luogo dell’incidente per mettere dei fiori. È una grande perdita».
E per capire quanto Gianpaolo Bedeschi abbia seminato basta un incontro fortuito in bicicletta in corso Garibaldi, Andrea ex studente dell’Anguissola si ferma e chiama un’amica e le dice: «Sai che è morto Bedeschi». Sgomento nella faccia di lei: «Era super, sapeva far amare la matematica anche a noi – dice la ragazza riferendosi ad Andrea -. Eravamo in prima, mi ricordo quando alla fine dell’anno mi ha detto: non preoccuparti in matematica hai sei, niente debito». E Andrea estrae il cellulare e dice: «Guarda la foto, qui eravamo in prima, Bedeschi era in mezzo a noi. Che grande prof». E da quella foto sono passati sette anni, ma l’affetto per il professor Bedeschi rimane immutato.
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