L'ANALISI
29 Marzo 2023 - 19:22
Gli avvocati Luca Genesi e Fabio Galli
PIEVE D'OLMI - Venerdì 21 agosto del 2020, via Bassa per Casalmaggiore. Alle 21,30, Stefano Antonioli, 62 anni, originario di Pieve d’Olmi, ingegnere e responsabile del Consorzio di Bonifica Dugali, Naviglio, Adda Serio Dunas, finisce contro la gomma di una mietitrebbia scortata da un pulmino. L’auto scarroccia, finisce nel campo. Antonioli muore sul colpo.
Il conducente del mezzo agricolo, Danilo Rodella, 54 anni, casa a Montichiari (Brescia), oggi è stato assolto dall’accusa di omicidio stradale «perché il fatto non sussiste». Il gup si è preso 90 giorni per depositare la sentenza, emessa al termine del processo con il rito abbreviato. E nel quale la vedova Francesca Bresciani, architetto, e la figlia Liza si erano costituite parte civile attraverso l’avvocato Fabio Galli.
Quella sera, Antonioli stava rincasando a San Salvatore. Panda e mietitrebbia viaggiano in direzione opposta. Antonioli era nella sua corsia, quando per 25 centimetri finì contro la gomma del mezzo agricolo. Come mai sbandò? Risposte sarebbero arrivate dall’autopsia, se fosse stata disposta.
Due perizie non hanno ravvisato profili di responsabilità nei confronti di Rodella che avrebbe, quindi, rispettato le norme stradali. Una è dell’ingegnere Alfonso Micucci, consulente tecnico dell’avvocato Luca Genesi, difensore dell’imputato. L’altra è la perizia «super partes» di Marco Alquati, esperto in analisi e ricostruzione di incidenti stradali incaricato dallo stesso giudice.
Quella sera, i carabinieri sentirono Rodella e chi guidava la scorta. Dissero che la colpa era di Antonioli. La Procura iscrisse il fascicolo «nel registro degli atti non costituenti reato, con archiviazione da parte del pm il 18 settembre 2020, non ravvisando fatti di rilevanza penale».
La vedova e la figlia di Antonioli incaricarono l’ingegner Giuseppe Manfredi di effettuare una perizia cinematica, prima di presentare una denuncia querela affinché la Procura della Repubblica ci guardasse a fondo. E ciò in quanto la sera dell’incidente, il pm di turno, avvertito dai carabinieri di Sospiro, «non riteneva di disporre né il sequestro dei mezzi né l’autopsia». Secondo Manfredi, la causa dell’incidente era da attribuire alla condotta del conducente del mezzo agricolo.
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