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CREMA

Settimana corta alle superiori, ipotesi tramontata

La richiesta era stata avanzata lo scorso autunno agli istituti superiori dall’amministrazione provinciale per contenere i costi di riscaldamento ed elettricità

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

24 Marzo 2023 - 05:20

Settimana corta a scuola

CREMA - Tramonta l’ipotesi circolata negli ultimi mesi di estendere da settembre la settimana corta a tutti gli istituti superiori della città. Tutto potrebbe slittare di un anno.

Al momento, i principali istituti della città dove ancora si va a scuola il sabato non prevedono cambiamenti. Si tratta, tra gli altri del Galilei di via Matilde di Canossa, che con i suoi quasi 2.000 iscritti tra Itis e liceo Tecnologico è la scuola superiore più popolosa di Crema, ma anche dei licei classico, scientifico e linguistico del Racchetti Da Vinci, e dello Sraffa di via Piacenza.

«Non credo che, a questo punto, sia fattibile un cambiamento così radicale a partire da settembre» ha confermato ieri Paola Orini, dirigente del Galilei.

La richiesta di valutare la settimana corta era stata avanzata lo scorso autunno alle scuole superiori dall’amministrazione provinciale. La ragione principale era la necessità dell’ente di tagliare i costi di riscaldamento e elettricità, saliti alle stelle per le ben note ragioni internazionali e non solo.

scuole

Durante l’autunno e inverno la spesa energetica ha rappresentato un salasso non da poco per le casse della Provincia, proprietaria degli edifici sedi delle superiori cittadine. In aggiunta c’era l’obiettivo di dell’abbattimento delle emissioni di gas serra, comprese quelle del trasporto scolastico, grazie appunto al taglio di una giornata di lezioni. Non tutti gli istituti, però, possono facilmente accorciare la settimana.

Ogni scuola fa storia a sé, in base al monte ore, l’esempio dell’artistico del Munari è lampante, e al lavoro pomeridiano che attende gli allievi, una volta tornati a casa al termine delle lezioni. Fattori su cui si sofferma Maria Luisa Crotti, avvocato di Crema, mamma di un’allieva e presidente del consiglio d’istituto del Racchetti Da Vinci. 

«Non sono favorevole alla settimana corta – commenta – almeno per quanto riguarda i licei. Queste scuole hanno una didattica importante, che richiede studio e approfondimento post lezione. Un lavoro autonomo di revisione per il quale serve tempo. Spalmare le ore del sabato mattina nei pomeriggi del resto della settimana, creerebbe difficoltà agli studenti. Non dimentichiamoci, inoltre, che i ragazzi hanno pieno diritto ad avere una vita anche al di fuori della scuola, per coltivare le loro passioni e interessi: sport, musica e molto altro. Inoltre, il Racchetti Da Vinci offre una vasta gamma di attività extra curriculari, dalle certificazioni di lingua straniera al liceo con curvatura biomedica, che già occupano i pomeriggi. Il punto fermo rimane il benessere degli studenti. La scuola va misurata sull’alunno, non su altre priorità».

Selene Boffelli, rappresentante degli studenti del Racchetti Da Vinci la pensa allo stesso modo e fornisce ulteriori motivazioni al «no» alla settimana corta. «Fare cinque giorni, significherebbe dover allungare l’orario di lezione sino alle 14,20 – chiarisce la studentessa –: uscire da scuola un’ora dopo comporterebbe per molti di noi il rientro a casa a pomeriggio inoltrato, penso soprattutto a chi deve prendere il treno o il pullman. Poi dopo sei ore di lezione le energie per studiare al pomeriggio sarebbero ridotte al lumicino. In una scuola come la nostra, dove verifiche e interrogazioni sono numerose, significherebbe doverle concentrare ulteriormente, aumentando le difficoltà. Infine, per il risparmio energetico, ritengo che si debbano studiare altre soluzioni».

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