L'ANALISI
17 Marzo 2023 - 09:52
CREMONA - Affiancare una seconda lingua alla lingua madre è un mezzo efficace per combattere la demenza. Lo rivela una nuova ricerca australiana, sperimentata nella Scuola di psicologia dell’Università di Sydney sotto la guida dalla ricercatrice clinica Amira Skeggs. L'oggetto dello studio è la variante frontotemporale di demenza detta byFTD. Si tratta di una forma di demenza che esordisce in età giovanile. La ricerca ha osservato che le persone che vivono in Australia ma sono nate all’estero, dove parlano una lingua diversa dall’inglese, possono ritardare l’insorgenza di byFTD.
Lo studio è stato condotto su oltre 100 pazienti affetti da demenza, tra cui persone originarie di Paesi di lingua inglese (come Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna), ma anche persone provenienti da Paesi di lingua non inglese in Asia, Europa Orientale e Figi. I partecipanti sono stati divisi di tre gruppi: australiani monolingui, persone di madrelingua inglese e persone di lingua nativa straniera. La ricercatrice Skeggs scrive sul sito dell’università: «Vi sono meccanismi che attivano il cervello attraverso la propria vita; e passare da una lingua all’altra si è dimostrato un importante vantaggio».
«Nei casi di sindromi neurovegetative, come la byFTD, le persone culturalmente diverse possono avere un insorgenza più tardiva rispetto agli australiani monolingui perché beneficiano di altri fattori, che rafforzano la resilienza e la riserva cognitiva. I risultati non sono in alcun modo legati all'etnia della persona, ma solo alla capacità di parlare un’altra lingua» sottolinea la studiosa.
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