Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

STAGNO LOMBARDO

Taglia salici nel «suo» bosco per 70 anni, poi scopre che è demaniale: assolta

Giannina Sinelli «era convinta di operare sul proprio terreno», ma nel 2018 ha scoperto che era nell’alveo del fiume. Oggi l'assoluzione: «Il fatto non sussiste»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

16 Marzo 2023 - 19:45

Taglia salici nel «suo» bosco per 70 anni, poi scopre che è demaniale: assolta

STAGNO LOMABRDO - Per 70 anni hanno fatto operazioni di selvicoltura nel bosco vicino alla loro azienda agricola. Hanno tagliato i salici bianchi, altri ne hanno piantati, il legname lo hanno portato in cascina. Per 70 anni hanno curato il saliceto convinti che fosse di loro proprietà. Solo nel 2018 hanno scoperto che quel bosco era nell’alveo del fiume, dunque era demaniale. Ma la golena non ha cippi che segnano i confini. E il bosco non era censito.

Cinque anni fa, in cascina si presentò la polizia provinciale. L’indagine, il processo, l’assoluzione piena arrivata oggi per Giannina Sinelli, titolare dell’azienda agricola finita sul banco degli imputati con due reati. Assolta perché «il fatto non sussiste». Non sussiste l’accusa di aver eseguito «in assenza dell’autorizzazione paesaggistica rilasciata dall’Ente forestale competente, la Provincia di Cremona, l’intervento da taglio e demolizione di 90 esemplari di salice bianco radicati in alveo demaniale, riconducibili alla nozione di bosco, così determinando in modo stabile e permanente un mutamento e una alterazione sostanziale di rilievo ambientale, estetico e funzionale, incidente sugli aspetti paesaggistico e ambientali dell’area definita quale pertinenza idraulica del fiume Po e a sinistra del colatore Fossadone».

L'avvocato Giovanni Benedini

E non sussiste il furto di legname. «Legno dal valore irrisorio, che non era neanche buono per il falò di Carnevale», ha ‘arringato’ l’avvocato Giovanni Benedini, il quale, attraverso la perizia dell’agronomo Ermete Lazzari, ha innanzitutto dimostrato «in maniera oggettiva come non vi sia stato alcun danno ambientale, perché il salice, pianta autoctona, si riproduce, e, dunque, il ripristino ambientale avviene spontaneamente. Non vi è stata alcuna alterazione paesaggistica e ambientale. Non solo. La mia cliente ha immesso nuove piante di salice per un riciclo».

Al processo, lo stesso funzionario della Regione «ha dato atto che la vegetazione era spontanea e che non è stato causato alcun danno». E «senza il danno, viene meno l’ipotesi di reato». Giannina Sinelli «era convinta di operare sul proprio terreno». Da 70 anni.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400