L'ANALISI
16 Marzo 2023 - 17:36
Paolo Parisi, la figlia Karina e la moglie Elisabetta
CREMONA - «Paolo era un uomo giusto. E per giusto intendo dire un uomo a cui stava a cuore l’individuo. Sentiva come un dovere etico il compito di lottare contro la sofferenza, operare per curare, per guarire e sollevare dal dolore chi soffre. Paolo era questo», dice Elisabetta, moglie di Paolo Parisi, il medico di 51 anni, specialista in otorinolaringoiatria, presso l’ospedale maggiore. La notizia dell’improvvisa scomparsa del dottor Parisi si è subito diffusa in città, fra lo sconcerto dei tanti amici e colleghi che lo conoscevano e ne apprezzavano le qualità umane, oltre che quelle professionali.
«Paolo rivivrà in altre persone. Io e nostra figlia Karina abbiamo deciso di donare gli organi di Paolo — prosegue la moglie —. Nei prossimi giorni ci verranno comunicati quali organi saranno espiantati: probabilmente la cute, i reni. Paolo era donatore di midollo osseo, questo ci ha fatto immaginare che, se pure non ha lasciato nulla di scritto, il donare gli organi ancora nel pieno delle loro funzionalità potesse essere un atto d’amore e di solidarietà verso gli altri che ben rappresenta chi era mio marito, una persona buona, amorevole, innamorata del suo lavoro, della sua famiglia e della vita».
Elisabetta così racconta la sua altra metà: «Il nostro è un amore nato da ragazzini, abitavamo nello stesso quartiere. Paolo veniva a trovarmi dopo l’allenamento di canottaggio alla Bissolati — racconta —. Era una persona riservata, ma io in lui ho visto la luce nascosta della sua anima, un’anima grande che sapeva darsi agli altri. Amava il suo lavoro, lo amava profondamente, era sempre disponibile e, se poteva, si faceva in quattro per chi gli chiedeva aiuto. La sua professione era la sua vita, aveva dato anche la disponibilità a svolgere la professione come ufficiale del corpo sanitario del VI stormo dell’aeronautica di Ghedi e in questo senso operò nel 2014 e 2019. Paolo era una persona che si spendeva per gli altri senza clamori, senza necessità di farlo sapere, ma con la determinatezza di chi avvertiva con un profondo senso di giustizia il suo compito di medico».
A ricordarlo con affetto è Stefano Allegri, presidente dell’Associazione degli Industriali, e amico d’infanzia di Parisi: «Abbiamo condiviso tanti momenti insieme, da bambini e ragazzini, facendo allenamento di canottaggio alla Bissolati — ha raccontato —. Non ci siamo mai persi di vista, per quanto le nostre vite abbiano preso strade differenti. Io ho sempre saputo che su Paolo potevo contare, sempre e così è stato. Quando ho avuto bisogno, lui c’era. Paolo non poteva che fare il medico, la sua propensione verso gli altri era assoluta e incondizionata, ma soprattutto era una tensione vissuta con grande modestia e nell’ombra. Credo che possa essere annoverato fra quelle persone a cui dobbiamo molto, perché se il mondo migliora o mostra un suo volto migliore, lo si deve spesso a persone come Paolo che agiscono per gli altri, senza aver bisogno di comparire o salire alla ribalda».
A ricordarlo con affetto e grande stima professionale è Luca Pianta, direttore del reparto di Otorinolaringoiatria dell’ospedale maggiore: «Tutto il personale dell’ospedale è scioccato per la scomparsa del dottor Paolo Parisi. Ci ha lasciati un uomo e un medico preparato e premuroso. Paolo non era solo questo: era uomo sensibile, empatico, altruista, una persona alla quale era difficile non affezionarsi e non volere bene, una persona che portava il sorriso a noi ed ai pazienti — dice —. Lo conoscevo da anni, da quando ero stato a Cremona come assistente ospedaliero: stima reciproca, amicizia, vicinanza professionale ed umana hanno sempre contraddistinto il nostro rapporto. Non dimenticheremo mai l’altruismo con il quale ha sempre vissuto, nei confronti dei colleghi, dei pazienti, degli altri e della propria famiglia, mettendo sempre le sue esigenze in secondo piano. Anche se non è più con noi continuerà ad esistere nel ricordo di chi lo ha conosciuto».
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