L'ANALISI
15 Marzo 2023 - 05:10
Elly Schlein e Mario Daina
CASALMAGGIORE - «L’uscita di Fomiatti? Mi ha lasciato perplesso perché la ritengo estemporanea. Non intendo rispondere perché le priorità del Pd sono ben altre». Mario Daina, segretario dem casalese, liquida così, con pochissime parole, la discesa in campo del collega di minoranza Gabriel Fomiatti, eletto nella civica del Listone e poi passato ad Azione. Nessuna apertura a veloci alleanze, nessuna concessione a «improvvidi apparentamenti». Per la tornata elettorale del 2024 che porterà alle urne 13 comuni del Casalasco la strada è ancora lunga.
«La nostra preoccupazione — ragiona Daina — è quella di parlare con coloro che non partecipano più alla politica e nemmeno all’amministrazione. In particolare, la massa degli astenuti ma anche quelle persone che si sono allontanate perché deluse o perché non hanno più trovato una proposta convincente. Rispetto alle elezioni del 2024 non ha senso ragionare su eventuali alleanze prima di avere formulato un progetto chiaro su concetti chiave come uguaglianza sociale, diritti civili, ambiente, lavoro. È uno sforzo che il Pd deve fare al proprio interno per poi confrontarsi con la società civile e l’associazionismo. Solo a quel punto, su proposte chiare, sarà possibile un dialogo con altre realtà politiche».
Ciò che preme maggiormente al segretario dem è l’analisi sui 9 anni di amministrazione leghista. «Si sono limitati all’occupazione del potere che ha portato ad accentuare le disuguaglianze, limitando il ruolo del pubblico a vantaggio di chi già stava meglio. Ma anche il ceto medio, struttura portante di Casalmaggiore, ha arretrato le proprie posizioni per l’immobilismo — sottolinea — che ha privilegiato il mantenimento dello status quo. Formulo i migliori auguri alla carriera del sindaco Filippo Bongiovanni eletto in Regione ma il giudizio sulla sua esperienza da primo cittadino non può che essere negativo».
Daina punta il dito contro quello che definisce «il rifiuto di affrontare temi decisivi come sanità, ambiente, infrastrutture. Non hanno voluto aprire un dialogo con la minoranza, il cui contributo a una discussione seria sarebbe stato importante. Si sono arroccati su posizioni di mantenimento del potere senza mettere in gioco le proprie idee. Hanno puntato a temi che hanno solleticato la pancia dei cittadini, come ad esempio la paura dei migranti, senza tuttavia affrontare realmente i problemi».
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