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IL PERSONAGGIO

Scultore di generosità: «La mia arte in dono»

La storia dell’80enne Sergio Gastaldi: da 30 anni scolpisce il legno e regala le sue opere

Alberto Guarneri

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redazione@laprovincia.it

06 Marzo 2023 - 05:25

Scultore di generosità: «La mia arte in dono»

CREMONA - Gli piace più dare che ricevere. «Davvero: è una cosa che deve venire da dentro, o ce l’hai o non ce l’hai».
Lui ce l’ha. E così la sua passione è diventata dono, un hobby che trasformato in occasione per mostrare generosità. Senza nulla in cambio, semplicemente per far nascere un sorriso, per lasciare un piccolo segno.

Per quasi trent’anni, Sergio Gastaldi ha curvato la schiena su un piccolo tavolo da lavoro, scolpendo nel legno la propria vena creativa. Cornici e immagini sacre soprattutto, ma anche piccole invenzioni, oggetti ogni volta diversi che l’amore di nonno lo spingeva a produrre per i nipotini.

sergio

«Nacque tutto circa trent’anni fa – racconta Gastaldi –: all’epoca lavoravo come caporeparto al salumificio Negroni. Nel tempo libero mi piaceva disegnare, ma ad un certo punto incontrai un restauratore e capii che potevo creare qualcosa di diverso. Mi insegnò a lavorare il legno e la passione prese il sopravvento».

A giugno Gastaldi spegnerà 80 candeline. Ora le mani dolgono e la schiena presenta il conto dei tanti anni di dedizione.
«Da qualche anno ho dovuto smettere – ammette lo scultore –: purtroppo l’età è quella che è e anche la memoria se ne va. Però per questo mi sono attrezzato».

Il sorriso sul volto dell’anziano artista è mite e fiero, mentre estrae dalla tasca un’agendina rossa. «Qui ho segnato tutte le sculture che ho regalato negli anni. Qualcuno ne ha diverse, altri solo una. Io le ho appuntate tutte, non vorrei fare brutte figure». 

agenda

Non c’è vanagloria, nel mostrare il lungo elenco: solo la genuina soddisfazione del dono. Siamo a quota 190, un numero che molto probabilmente è destinato a crescere. Perché nonostante la non più verde età abbia ormai reso complicato dare sfogo alla passione, il laboratorio dove Gastaldi lavorava il legno è ancora intatto. Per tanti anni il garage è stato il piccolo mondo del generoso scultore, che mostra con orgoglio un’infinita serie di attrezzi. Anche il minuscolo sgabello sul quale si appoggiava è ancora lì. Funzionale, certo, ma osservandolo si capisce il motivo dei dolori alla schiena. Una piccola base operativa, attrezzata di tutto punto, che tuttavia non è stata l’unico teatro delle fatiche del signor Gastaldi. «Per tredici anni ho vissuto con mia moglie a Ponte Caffaro – ricorda lo scultore –, un posto bellissimo dove feci amicizia con un pittore. Ci si dava una mano e mi mise a disposizione uno spazio in cui lavorare. Davvero bei tempi».

Una tranquillità che non sempre ha trovato a casa: «È difficile lavorare il legno senza fare rumore – racconta Gastaldi – ed è capitato di bisticciare con i vicini. Allora mia figlia, che abita a Sesto Cremonese, mi ha messo a disposizione il suo garage. Non potevo lavorare a casa, ma almeno non davo fastidio a nessuno».

Prima un piccolo banco all’oratorio del Seminario, poi i mercatini: Soncino, Monticelli d’Ongina, l’amata Ponte Caffaro. Armato della propria passione, Gastaldi iniziò a girare il Cremonese e le province limitrofe, esponendo le proprie sculture. ‘Ma come, le regala?’, si sentiva dire spesso, sia dai passanti incuriositi dalle sue opere che dagli espositori vicini.

«A me non è mai interessato vendere, c’è molta più soddisfazione nel regalare», ribadisce l’artista. Che racconta un aneddoto: «Ricordo, una volta, un bambino che faceva i capricci con la mamma perché voleva uno dei miei lavori, non ricordo di preciso quale. Lei si rifiutava, preoccupata del prezzo. Io glielo regalai e ancora oggi ricordo il sorriso di quel bambino».

Il tempo stringe, l’ora di pranzo si avvicina e il tuffo nei ricordi si conclude. Non prima che il generoso scultore allunghi nella tasca di chi scrive un piccolo dono.

«Lo tenga, è stato davvero gentile, mi farebbe molto piacere lasciarle un ricordo». Ha quell’agenda da aggiornare, ora, signor Gastaldi. Da arricchire con il ricordo di un altro sorriso.  

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